Ron Wood, la chitarra dei Faces, Rolling Stone da sempre

Ron Wood partecipa della sostanza di due grandi gruppi, i Faces di Rod Stewart e i Rolling Stones, sicuramente la band più duratura della storia, dal 1962 ad oggi. Per un certo periodo, anche contemporaneamente, tanto che Rod, stanco di convidere “il suo chitarrista” con gli Stones, lo licenziò senza tanti complimenti.
Fatto che spalancò a Ron (nato Ronald David a Londra, il 1 giugno 1947 ) le porte di una seconda, ricchissima e lunga carriera. Oggi che i Faces sono rimasti nei libri di storia del rock, Wood condivide con Mick Jagger la guida creativa della band. Keith Richards, con il quale è amicissimo, gli ha lasciato volentieri la leadership compositiva e sul palco.

Venni a conoscenza del talento di Ron Wood con Black and Blue del 1976. Il chitarrista gravitava nell’orbita degli Stones già da tempo, partecipò alle registrazioni del brano It’s Only Rock and Roll (But I Like It) del 1974 (venendo ricompensato con la produzione del suo esordio I’ve Got My Own Album to Do) quando il titolare era ancora Mick Taylor. Ma lo sostituisce nel tour americano del 1975 e così l’ingresso diventa ufficiale con questo disco strano, eterogeneo, venato anche di reggae e suonatissimo in discoteca, su cui ci sono le chitarre di Harvey Mandel e Wayne Perkins.

In gioventù, Wood aveva cominciato come bassista. Nel Jeff Beck Group, dal 1968 al 1970, insieme a Rod Stewart con il quale si era ritrovato poi nei Faces, passando alla chitarra. Con la band incide quattro album, dal 1970 a 1973, poi la separazione quando le due strade non possono coesistere.
Su un album degl Stones come Love You Live (1977) emerge tutta la qualità sonora di Wood, degnissimo erede di un bluesman come Taylor e molto più spettacolare dal vivo. Sia che interpreti Little Red Rooster in modo quasi filologico, sia che si lanci nelle note “spaziali” di Fingerprint File, cavalchi il reggae di Crackin’Up o il puro rock and roll di Star Star Wood è un chitarrista essenziale, con tutte le note al punto giusto, che valorizza il meno tecnicamente dotato gemello Keith.

Vedendolo sul palco, sembra che Ron Wood sia stato con gli Stones fin dall’inizio. A Jagger e Richards assomiglia persino fisicamente, come un fratello minore perduto nell’infanzia e ritrovato nella maturità. L’intesa con Keith è perfetta e lo è stata da subito, condividendo la stessa predilezione per le droghe e l’alcol, lo spirito scapestrato (e abilmente venduto come tale) del gruppo. Wood ha – ed ha mantenuto – un’energia esplosiva che mancava a Taylor, pure grande strumentista e alla fine la scelta (gli Stones lo preferirono ad Eric Clapton e Jeff Beck) si è rivelata più che mai azzeccata.

Ron Wood ha partecipato nel 1979  ad alcuni live con Bob Marley, ha pubblicato diversi album solisti e ha collaborato con molti grandi della musica. Da anni tiene una trasmissione radio-tv, The Ronnie Wood Show in cui chiama in studio musicisti per estemporanee sessions. Dei suoi giorni (e soprattutto delle notti) con i Rolling Stones ha parlato in un libro autobiografico del 2010.
E’ anche un grande appassionato d’arte ed egli stesso un apprezzato pittore che ha tenuto personali in tutto il mondo. Alcune sue opere sono esposte alla Royal Academy of Arts.
Dipinge con la chitarra, ma anche sulla tela, con risultati tutti da ammirare.

Paolo Redaelli

ascolti
Faces – Ooh La La (1973)
Rolling Stones – Black and Blue (1976)
Rolling Stones – Love You Live (1977)
Rolling Stones – Some Girls (1978)
Rolling Stones – Voodoo Lounge (1994)

visioni
Shine a Light, di Martin Scorsese (2008)
The Rolling Stones, Havana Moon, di Paul Dugdale (2016)

parole

Ron Wood – Ronnie. Giorni e notti dei Rolling Stones (2010)

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