Morto giovane come chi è caro agli dei (e come molte stelle del rock) Ezio Bosso non è stato solo un grande pianista, direttore d’orchestra e compositore. Lascia messaggi importanti a noi che facciamo ed amiamo la musica. Nelle sue parole c’è sempre una grande attenzione per chi ascolta, la sua capacità di amare e divulgare la musica, di tutti i generi, senza distinzioni, è pari alla grande umanità della persona. Chi lo ha conosciuto, come il giornalista musicale Antonio Bacciocchi, lo testimonia:”Ezio Bosso é stata una delle persone più belle, colte, empatiche, lucide e solari che io abbia mai incontrato in vita mia” .
Ezio Bosso ha lottato dal 2011 contro una malattia degenerativa incurabile, ma non ha perso il sorriso, la voglia di fare e di vivere, di suonare, comporre e portare la sua musica tra i giovani, da una generazione all’altra. Ha cominciato, forse non lo sanno tutti, con gli Statuto, gruppo mod della natia Torino (famosi per l’ironica Ho vinto il festival di Sanremo), da cui fu cacciato perché con il suo basso “faceva troppe note”, come ha raccontato in una simpatica intervista al Radio2 Social Club di Luca Barbarossa.
Lo split dagli Statuto gli ha aperto una carriera diversa, nella musica cosiddetta colta (termine che però a lui non piaceva), quella di Bach, Mozart e Beethoven che amava incrociare con sonorità più popolari, jazz, rock, perfino hip hop. Pianista eccelso, compositore originale, aperto a diverse influenze musicali, Bosso a Sanremo ci era finito, nel 2016. Non aveva vinto, ovviamente, però la sua musica aveva vinto comunque, smuovendo emozioni, lo aveva lanciato su una platea importante.
L’uomo, prima che il musicista, è stato raccontato in modo splendido da un bravo storyteller come Domenico Jannacone nel suo programma I dieci comandamenti. E’il ritratto di un artista aperto, simpatico ed empatico, contento di condividere la sua e l’altrui musica con noi. Poi la malattia, lo scorso settembre, ha avuto la meglio ed Ezio non è più stato in grado di suonare l’amato pianoforte. Una tragedia che aveva portato un musicista come Keith Emerson a suicidarsi. Ma Bosso è stato più forte anche di questo, è andato avanti ancora. Non a caso, forse, il suo cognome è quello di un legno durissimo e indeformabile, con grandi capacità di adattamento.
Di Ezio Bosso ci rimarranno impressi per sempre il sorriso, le mani che dirigono e spiegano, le dita che scivolano sulla tastiera del pianoforte, ma attraverso la sua musica e le sue trasmissioni che si trovano sul web lui vivrà per sempre. E’un privilegio dato agli artisti, ma pure a noi che non lo siamo. Renderci vivi nel ricordo di altri, attraverso quello che facciamo.
Le sue composizioni sono ricche di intelligenza, pathos e magia. Perché, come diceva spesso lui: “La musica è magia. Non a caso i direttori d’orchestra hanno la bacchetta”. E la musica è come la vita: “Si può farla bene solo insieme”.
Paolo Redaelli