David Crosby, da Woodstock all’inferno. E ritorno

David Crosby e la sua lunga storia, raccontata bene da Marco Grompi in Crosby (edizioni Vololibero) non la solita biografia, ma la narrazione appassionata e documentatissima di una vita spericolata e felice, dagli anni Sessanta fino ai Venti del Nuovo Millennio. La bella vicenda esistenziale di un uomo oggi pacificato, che è passato attraverso tutti gli inferni possibili ed è comunque riuscito ad uscirne. Rock and roll star nei sixties con i Byrds che a tratti sembrarono la risposta americana ai Beatles, protagonista dell’era di Woodstock con i compari e amici (in mezzo a mille litigi) Stephen Stills, Graham Nash e Neil Young, in stretto ordine di apparizione in ditta, che raggiunsero quel  successo planetario solo sognato dai Byrds.

David Crosby
David Crosby

Autore di un album collettivo, If I Could Only Remember My Name, che raccoglie il meglio della West Coast sonora, considerato uno dei pilastri della storia del rock. Sodalizio stretto con Nash, amico vero anche nella vita, un album ogni ventennio o quasi, perché impegnato in una lunga danza di morte con droghe pesanti (spesso era talmente fatto, racconta Grompi, che i manager, oltre ad assicurare i necessari rifornimenti dovevano assicurarsi che nelle pause dei concerti ritornasse anche sul palco, dove puntualmente rientrava lucidissimo), arresti per droga ed armi abusive (agli agenti che gli chiedevano perché portasse una pistola, rispose laconicamente. “John Lennon”), la prigione per disintossicarsi, un trapianto di fegato e varie altre operazioni. Ma anche la gioia di ritrovare un figlio perduto, James Raymond, pianista e compositore e di suonarci insieme nei CPR con Jeff Pevar. E di dare un figlio ad un’ amica, Melissa Etheridge, donandoglielo in provetta senza il libero amore praticato con disinvoltura dal nostro, ma con tanto affetto.

Crosby è veramente l’ultimo eroe dell’era dell’Acquario, come recita il sottotitolo del libro. Un’ epoca di pace amore e musica che scivolò presto nell’esatto contrario: guerre ed odio, per fortuna la musica, grande musica, è rimasta e c’è una dettagliatissima discografia a confermarla. Non un sopravvissuto a se stesso, ma un uomo che ha lottato e ha vinto, politicamente forse no, ma umanamente sì.

Era cinquant’anni fa su quel palco a Bethel, ha conosciuto da vicino Jimi Hendrix, Jim Morrison (a cui ha dedicato una bellissima canzone), Janis Joplin e altri che non sono qui a raccontarla. Lui sì. E nel libro (che contiene interviste fondamentali) parla anche di Miles Davis, Joni Mitchell, Steely Dan, Jackson Browne, altri giganti della musica che amiamo.

Marco Grompi è giornalista e scrittore, ma anche musicista, conoscitore del terreno in cui si muove. Con i suoi Rusties suona da anni musica ispirata da Neil Young, di cui ha tradotto le autobiografie Hippie Dream e Special Deluxe. Ha scritto di Bob Marley e Bob Dylan, Sonic Youth e Eagles, ha ideato e portato in scena Waterface, recital musicale sulla “ditch trilogy” younghiana. Con rigore professionistico e un pizzico del sano entusiasmo (ma non dell’ossessione) del fan ha intervistato in più occasioni non solo Crosby, ma anche gli altri tre heroes (tutti vivi, per fortuna) dell’era acquariana.

Un libro, con dettagliata discografia, bibliografia e filmografia (Crosby appare nella ciurma di Capitan Uncino in Hook e altri film famosi)  che ne contiene altri cento. Una chiave interpretativa per capire non solo la musica e le canzoni, ma anche il contesto in cui sono state vissute e scritte.

Per tutto il resto, basta ascoltare i dischi.

Paolo Redaelli

 

Nella foto David Crosby prova una chitarra nel backstage a Milano (ph Giorgio Baratto)

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