Goodbye Ginger Baker, scomparso a 80 anni per le complicazioni di una grave malattia cardiaca. Vita comunque lunga la sua, rispetto ad altri protagonisti del rock. Jack Bruce, con cui formava il cuore ritmico degli immensi Cream, se n’è andato prima, nel 2014. Eric Clapton per fortuna è ancora vivo e sarà la prossima estate in Italia a deliziarci.
Negli anni Sessanta, Peter Edward Baker (detto “Ginger”, zenzero, per i capelli rossi) ha aperto la strada a tanti batteristi heavy con una spiccata sensibilità jazz-blues, dovuta alle sue origini musicali. Nato il 16 agosto 1939 a Lewisham, quartiere di Londra, aveva iniziato con Alexis Korner nella Blues Incorporated e quindi aveva fatto parte della Graham Bond Organization per poi fondare nel 1966 il supertrio archetipale.
I Cream, tre eccellenti solisti riuniti in un collettivo formidabile (a Jimi Hendrix avevano ispirato la formula del triangolo), avevano inciso alcune pietre miliari del rock (Disraeli Gears, Wheels of Fire,) per poi sciogliersi nel 1969 dopo i consueti conflitti tra personalità alquanto spiccate. Ma Ginger Baker aveva comunque seguito Eric Clapton in un altro supergruppo, i Blind Faith con Steve Winwood e Ric Grech che pubblicarono solo un album capolavoro, omonimo, sempre nel 1969.
Poi Ginger Baker, avido di esperienze, si era avvicinato alle sonorità delle radici più nere, conoscendo il nigeriano Fela Kuti e il suo afrobeat oggi praticato dovunque. Aveva fondato gli Airforce, che suonavano una godibilissima jazz-fusion e quindi si era unito al chitarrista Adrien Gurvitz nella Baker-Gurvitz Army. Negli anni Ottanta aveva abitato per un lungo periodo in Italia, a Larciano (Pisa) dando lezioni a batteristi locali e suonando al Pistoia Blues del 1984 con Jimmy Page in omaggio ad Alexis Korner.
Aveva quindi riallacciato i contatti con il vecchio sodale Jack Bruce nei BBM, una riedizione dei Cream con Gary Moore al posto di Clapton, non lesinando comunque di partecipare nel 2005 alla storica reunion del trio originale alla Royal Albert Hall.
Dal 2016 si era allontanato per sempre dalle scene, per problemi cardiaci che non gli consentivano più gli strapazzi da un palco su cui non si risparmiava. Finché il suo cuore si è fermato per sempre, a Londra, il 6 ottobre 2019. Sarà comunque ricordato come uno dei più grandi batteristi di ogni tempo, capace di attraversare i generi con grande sicurezza.