Lo scrittore è morto prima del suo personaggio. Andrea Camilleri se n’è andato, alla tutto sommata bell’età di 93 anni, togliendo così ai suoi lettori ogni possibile dilemma sulla sorte di Salvo Montalbano, il commissario tradotto in cento lingue oltre al vigatese. C’è l’ultima storia, che ha voluto fosse pubblicata solo dopo la sua morte, ma è appunto l’ultima.
Se ne va un grande scrittore, tanto più grande perché popolare, uno che ha saputo parlare anche a chi i libri non li legge, utilizzando tra l’altro un linguaggio genialmente inventato. E insieme a lui se ne va il suo poliziotto incorruttibile e onesto, simpatico perfino nei suoi dubbi amletici che spesso risolveva a colpi di ingegno e di forchetta.
Umano, umanissimo, Montalbano. Vicino a noi nei suoi difetti e nelle sue debolezze, non un eroe ma uno che comunque riusciva sempre a fare la cosa giusta, ad assicurare i colpevoli alla giustizia in un’Italia che di giustizia non è proprio il regno. E forse proprio per questo lo sentiamo come uno di noi, un bene-rifugio della nostra esistenza. Come i bei libri che Camilleri ha scritto (cominciando alla bella età di sessantacinque anni, il che fa sperare molti di noi) nei quali trovavamo riparo dal logorio della vita moderna.
Non ci saranno più libri di Camilleri, adesso. Gli occhi che aveva cominciato a chiudere, vedendoci tra l’altro molto meglio di molti di noi, sono chiusi per sempre. Restano comunque i tanti che ha scritto, oltre alla serie montalbanesca, parecchi romanzi storici su Vigata che utilizzano il passato per far passare importanti messaggi sul presente, perché si sa che la storia si ripete ed è, o dovrebbe esserlo, maestra di vita.
Se ne va un maestro, che ci ha insegnato tanto. Ma anche un vecchio saggio, pieno di ironia, un padre e un nonno putativo, tabagista accanito, Tiresia (che apre le sue “Conversazioni” con The Cinema Show dei Genesis) e difensore di Caino a cui era bello pensare di di rivolgersi per chiedere consiglio, come si fa – o si dovrebbe fare – con gli anziani che ne sanno sempre più di noi.
Se ne vanno insieme, lui e Montalbano (ma presto lo rivedremo in tv negli ultimi episodi Rai) ed è molto improbabile che a qualcuno della famiglia, se conosciamo bene il carattere siculo, venga in mente di tenere in vita con altre avventure il poliziotto più amato d’Italia.
Ed è meglio per tutti che così sia.
Paolo Redaelli