“Tutto da rifare”. Esortazione bartaliana per gli Strike, gruppo seminale della scena ferrarese che ritorna con un nuovo album grazie alla benemerita etichetta Alka di Massimiliano Lambertini. Il comeback avviene a quattro anni di distanza da Havana-Kingston-Ferrara-New York, doppio album che stabiliva le coordinate disco-geografiche della banda, realizzato con il crowdfunding di MusicRaiser.
Gli Strike sono da considerarsi un’eredità vivente, ma non il monumento di loro stessi, come dimostra questo nuovo lavoro. Sono i custodi di una filosofia esistenziale che si riflette in un mix meticcio di culture, sonorità e ritmi. Tutto da rifare racconta la vita, l’arte, l’amore attraverso i sentimenti, affronta la complessità dell’attuale momento sociale e culturale. Racchiude il coraggio di mettersi ancora una volta in discussione per rompere gli schemi e ricostruire una nuova realtà. Dieci tracce mentalmente libere, dove testi intimi e visionari si muovono tra tenui sfumature anni Ottanta, atmosfere alla 007, echi di Cuba e New York, accenti ska, jazz, soul e disco funky grazie al calore di tre fiati e delle tastiere.
Attivi dal 1986, gli Strike hanno attraversato indenni tante mutazioni sociali e di tendenza, rimanendo fedeli ad un concetto di musica onnivora. Hanno diviso il palco con gente come Mano Negra, Wailers, Vinicio Capossela, Ustmamò, Statuto, Aftherhours, 99 Posse, Skatalites ed altri ancora, guadagnandosi stima e rispetto. Il loro album La Grande Anima (1992) ne ha fatto un punto di riferimento della scena alternativa per oltre un decennio. Oggi sono un collettivo di musicisti che ruota intorno ad un nucleo di “superstiti” della formazione originale. Ma lo spirito è quello di una volta, con ispirazioni che vanno da Jodorowsky a Italo Calvino, da Bob Marley al dio indiano Ganesh, dalla testa di elefante, simbolo di colui che ha scoperto la divinità in se stesso.
Hanno appena celebrato il trentennale dello storico ep Scacco al Re (1988), che verrà ristampato in una special limited edition in vinile e cd, con copertina a colori e la versione integrale dei brani. Insomma, gli Strike colpiscono ancora ed è un gruppo da riscoprire, per vedere quanta creatività ci sia ancora sulla scena italiana di oggi.
Inizio pimpante e fiatistico con la title track (e il verso-tormentone “ci siamo scordati l’anima”, in coda un pregevole solo di tromba), poi il r&b apparentemente festoso di L’onda lunga delle cose sincere” e l’attacco quasi disco di Trasparente che prelude alla melodia leggera e irresistibile di Mantra Pop, scelta anche come singolo e danzabile. Ma il meglio deve venire con Chi siamo che ricorda i Casino Royale prima della svolta trip-hop, lo ska swingante di Realtà di attesa e quello saltellante di Marzapane (“tu puoi far quello che vuoi/non ci sono regole per noi”). Possiede un bel groove Il ricordo di una vita, mentre Voi non capirete innesta atmosfere quasi new wave anni 80 su un’onda surf. Che ci rimane, ultimo brano al sapore di Caraibi, introdotto da una chitarra “clandestina” sfocia in un clima smooth jazz.
Pescando sonorità a latitudini differenti e miscelandole abilmente, con la voce di Antonio Dondi (tracce di Giuliano Palma, Manuel Agnelli e Adriano Celentano) gli Strike dimostrano una volta di più che si possono dire cose importanti anche con una musica leggera. Let’s strike again!
Paolo Redaelli