Claudio Lolli vivo a Bologna con Angela Baraldi, Emidio Clementi, Lodo Guenzi e altri ancora (pt.2)

Seconda serata di amore, poesia e anarchia per Claudio Lolli al cineteatro Galliera di Bologna, con Angela Baraldi, Emidio Clementi, Edoardo De Angelis ed altri ancora. Sfila sul palco il canatutorato di varie generazioni nell’omaggio ad un grandissimo della canzone italiana. Il tributo si apre con Nicola Alesini al sax alto che incanta tutti nella suggestiva Incubo numero zero, seguita a ruota da Quando la morte avrà cantata da Gualtiero Bertelli. L’invettiva di Borghesia resa da Marco Rovelli con trasporto suscita vere ovazioni con il Lolli più politico e disincantato. Anticipa Edoardo De Angelis, autore di grandi successi come che veniva dopo in scaletta, con Quello lì, dedicata ad Antonio Gramsci, punteggiata dalla sapiente armonica dylaniana di Roberto Soldati.

Lodo Guenzi (ph. Stefano Nieri)
Lodo Guenzi (ph. Stefano Nieri)

Poi compare sul palco il redivivo Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale) uscito dalla febbre che gli ha impedito di partecipare alla prima serata e, chitarra a spalla, intona l’accorato ricordo di Michel con un ispirato Soldati tra cori e battiti di mani. “Sono guarito”, saluta il pubblico lo statosocialista che ha portato la sua consueta vena ironica nella celebrazione.
Ecco quindi Angela Baraldi, voce profonda quasi maschile in Da zero e dintorni, applauditissima, una presenza importante come quella successiva di Pierpaolo Capovilla, praticamente immobile in una versione di straordinaria intensità di Aspettando Godot, alla quale si unisce Giorgio Cordini al bozouki.

Mirko Menna porta due brani, Folk Studio e La fotografia sportiva, quindi Milena Mingotti, da Imola, ripropone la doppietta della prima serata, Nessun uomo è un uomo qualunque e Canzone scritta sul muro” ancora con maggior partecipazione, sempre molto brava. Così come lo è Erica Mou, in due pezzi intensi come Viaggio” e Distanza, accompagnata dal solo Paolo Capodacqua. Luca Bonaffini, da Mantova, presenta l’apparentemente disincantata Sai com’è poi ecco Emidio Clementi dei Massimo Volume, che recita, racconta Adriatico con coda strumentale riuscitissima.

Giulio Casale in equilibrio (ph. Stefano Nieri)
Giulio Casale in equilibrio (ph. Stefano Nieri)

Giulio Casale sale su una sedia per cantare con intonazione gaberiana L’amore al tempo del fascismo, fa l’equilibrista su un piede solo e non perde un verso, conclude con “E’morto un poeta, viva il poeta”, sempre teatralmente cantando. Si cambia palco con il Parto delle Nuvole Pesanti, con cui Lolli collaborò a lungo in una nuova versione di Ho visto anche degli zingari felici, calde atmosfere del sud e tamburo battente, cajon e fisarmonica per I musicisti di Lolli che Claudio scrisse su di loro, Salvatore De Siena trascina il pubblico nei cori. Semplicemente I Musicisti poi, da Extranei, concept album su tipi speciali che Capodacqua, virtuoso chitarrista e voce alla Brassens, esegue insieme al padre Andrea Pellegrini (piano) e al figlio Francesco Pellegrini (controfagotto), strumento particolare dalla delicata voce per il chitarrista degli Zen Circus. Con i fratelli Barbara Manfredini (piano) e Mario Manfredini (batteria), Capodacqua ripropone l’ intensa Vorrei farti vedere la mia vita che dà il titolo a questa celebrazione.

C’è pathos nell’aria, e allora ecco il poeta Gianni D’Elia recitare la sua Ricordando gli zingari felici che sa di addio ed arrivederci, compianto e rimpianto per il tempo andato, consolazione per il presente e speranza per il futuro, magistralmente accompagnato dagli “Zingari” e dal sax di Danilo Tomassetta che introduceva il brano del 76. Si può e si deve, a questo punto, tutti insieme salire sul palco per Ho visto anche degli zingari felici, inno a gente vagabonda che si “ubriaca di luna, di vendetta e di guerra, strofe cantate a turno, apoteosi finale di due giorni di ricordo da ricordare.

Paolo Redaelli

Ti potrebbe interessare