The Chemical Brothers tornano con un nuovo album, No Geography, a 4 anni di distanza dall’ultimo, Born In The Echoes.
Difficile chiedere di meglio al duo britannico composto da Tom Rowlands e Ed Simons, che al nono album di studio confezionano un piccolo prodigio di musica elettronica.
Sono loro, insieme ai colleghi Fatboy Slim e Prodigy, i padrini del Big Beat, genere nato a metà degli anni 90 in Gran Bretagna e che ha finito per rivoluzionare ed influenzare l’intera scena Dance.
Vigilia della distruzione
L’apripista Eve Of Destruction (così come il suo naturale prosieguo, Bango) potrebbe far drizzare le antenne all’ascoltatore casuale e portarlo indietro con la memoria ai primi Daft Punk. Non sarebbe un errore, non fosse che qui l’influenza sonora Garage più che dal duo parigino sembra arrivare dal loro storico collaboratore, Todd Edwards. Basterebbe provare a confrontare le sonorità o l’utilizzo dei campionamenti nell’EP Shall Go per rendersene pienamente conto.
La title track No Geography è un vero e proprio trip dal ritmo marziale, che grazie a quell’utilizzo delle tastiere e quell’incedere suona come un evocativo tributo agli anni 80. Non stonerebbe affatto in un film di Xavier Dolan.
Si prosegue con Got To Keep On che per ritmica e cori sembra provenire direttamente dalle parentesi electro-dance degli ultimi Gorillaz e anche la successiva Gravity Drops viaggia sulle stesse suggestioni, tra distorsioni e intima psichedelia.
Le atmosfere Ambient di The Universe Sent Me, con quel basso incessante e quasi melodico, quella voce femminile arricchita da abbondanti echi che accompagna una base satura di effettistica digitale calibrata al millimetro, non può non portare alla memoria gli italianissimi Planet Funk del periodo The Illogical Consequence.
Dance!
Mentre una martellante We’ve Got To Try tra sampledelia, campionature vocali e reminiscenze Hip-hop strizza l’occhio al repertorio dei The Avalanches, le successive Free Yourself e MAH ci portano inequivocabilmente sulla pista da ballo grazie alla loro natura fieramente electro-house.
Con la conclusiva Catch Me I’m Feeling, nel suo alternarsi di strofa-ritornello, si fa strada una forma canzone più tradizionale che dà grande spazio al cantato e rende l’elettronica meno protagonista seppur fondamentale.
Una parentesi che si discosta lievemente dal resto del disco ma che ne mantiene intatta l’atmosfera.
Conclusioni
No Geography oltre ad essere un eccellente capitolo nella discografia del duo, che ne consacra il talento e la maturità espressiva, ha l’ambizione di ergersi a summa del genere e pur senza particolari colpi di genio si può tranquillamente dire che riesca nel suo intento, andando oltre l’iniziale impressione di perfetto esercizio di stile e diventando invece un album imprescindibile per gli appassionati.