Dopo il successo della prima tappa a Chiavenna, che ha visto un pubblico numeroso riempire la sala del Palazzo Pretorio, Libri in Valle approderà ad Ardenno. L’evento sarà venerdì 3 maggio, alle 20:00, presso la Fondazione Ulisse. Anche questa volta ci saranno degli autori locali che parleranno delle proprie opere e avremo modo di ascoltare Emanuele Martinelli, giovane scrittore di Bormio, con il suo romanzo Allegra!, Silvia Montemurro con La casa delle farfalle e Gabriele Dolzadelli con la saga piratesca Jolly Roger. Rita Pezzola sarà la moderatrice dell’evento, durante il quale sarà possibile ascoltare le musiche di Simona Scarlet.
L’ospite d’onore sarà niente meno che Alessandro Barbaglia, poeta, scrittore e libraio piemontese, finalista al Premio Bancarella nel 2017 con La locanda dell’ultima solitudine. A Libri in Valle porterà, invece, il suo ultimo romanzo con Mondadori, L’atlante dell’invisibile. Ecco la nostra intervista:
Come definirebbe il genere del suo libro?
E’ una storia. E le storie sono tutte vere se si ha la meraviglia di volerci credere. E io le credo. È fatta di parole, e tutte le parole, per diventare storie, devono innamorarsi di altre parole, legarsi di legami amorosi e quindi va sempre a finire che tutte le storie sono anche storie d’amore. Insomma è una versa storia d’amore (ma quale storia non lo è?) che smargina un pochino nel fiabesco. Ma quale amore non lo fa? Insomma è una storia come tutte le altre, solo che è mia.
Ce lo presenti brevemente.
L’Altante dell’invisibile parte da una domanda: dove vanno a finire le cose infinite quando terminano? Le cose infinite come l’amore, l’infanzia, il dolore, dove vanno a finire quando non ci sono più? Come il bianco della neve, dove va a finire quando la neve si scioglie, o le quattro della mattina, dove sono andate a finire le ore passate? Finiscono tutte nell’invisibile, le cose infinite che terminano, e per non perdersi nell’invisibile serve un atlante. Ecco la mia storia parla dell’atlante delle cose invisibili perché siamo tutti fatti di cose invisibili che ci tengono vivi e nell’atlante ci sono tutte.
Quali sono gli autori che la ispirano maggiormente?
Tanti, tantissimi. Leggo e amo Calvino e Buzzati, adoro Elvira Seminara. Penso che Ray Bradbury sia uno degli scrittori più grandi del novecento. E che dire di George Orwell? Amo molto le storie che mi raccontano la realtà attraverso l’irreale. Ecco, io, lì, mi sento a casa.
Segue un metodo preciso di scrittura o si fa guidare dal momento?
Cerco di capire cosa vuole dirmi la storia, cosa vuole raccontarmi e come desidera che io la racconti. E poi cerco di farle meno danni possibile. Le storie ne sanno di più di chi le scrive, vanno più lontano e arrivano da molto più distante. Cerco di scrivere tanto, tutti i giorni. Non sempre ci riesco, a volte non funziona proprio, ma se non faccio così non funziona mai.
Quanta parte ha la musica nella sua scrittura? La ascolta mentre scrive?
Come? Scusi, non ho sentito al domanda, abbasso la musica e le chiederei di ripetere. Ah la musica, ascolto la musica, molta, quando non devo scrivere. È un buon modo di leggere e di nutrire la scrittura. Ma non sono capace di scrivere ascoltando la musica. Una volta lo facevo, credo di aver scritto un racconto, una volta, nel tempo di una canzone. Ma adesso non riesco più… sto invecchiando.
Che libri ha letto/riletto di recente?
Sto leggendo con enorme amore In tutto c’è stata bellezza di Manuel Vilas e Bye Bye vitamine di Rachel Khong. Libri bellissimi. Come bellissimo è Destino di Raffaella Romagnolo.
Ha un consiglio da dare ad un aspirante autore?
Continuare a respirare. Restare vivi è un buon modo per scrivere una storia. E restare vivi significa leggere, scrivere, ridere, piangere, soffrire, esultare. Respirare. Occuparsi della vita. Le storie sono tutte lì, soprattutto quelle inventate. E leggere, leggere, leggere. Leggere significa vivere.
L’appuntamento è ad Ardenno (SO), venerdì 3 maggio, alle 20:00, presso Fondazione Ulisse.