Jessica Pratt live a Bologna: l’incantevole fata californiana

Venerdì 5 Aprile, il Covo Club di Bologna ha ospitato la cantautrice californiana Jessica Pratt per la sua unica data italiana, nel mezzo di un tour che si districa tra Stati Uniti, Francia e persino Finlandia. Un’occasione, quindi, unica per chi desiderava ascoltarla dal vivo dopo l’uscita del suo terzo album in studio Quiet Signs (2019).

Il pubblico non è particolarmente numeroso, cosa molto probabilmente dovuta al fatto che la musica della Pratt è molto intimista e non è assolutamente fatta per essere consumata subito, ma è necessario entrarci e perdersi. Eccola apparire, nel blu della sala, mentre si fa strada tra la gente con la sua inconfondibile chioma bionda e la chitarra in mano, seguita a sorpresa da un tastierista. Si siede, sussurra un timido “hello”, abbassa lo sguardo e apre il concerto con Wrong Hand.

 La sua voce riempie l’intera stanza , mentre la chitarra e le tastiere fanno da morbida cornice; ed è meraviglioso scoprire come il suo timbro, dal vivo, sia così nitido e intenso, nonostante l’apparente timidezza. Da quel momento in poi prende vita un flusso continuo di melodie ed atmosfere eteree quasi da sogno ad occhi aperti che rimandano, inevitabilmente, al folk delicato di Vashti Bunyan, Sibylle Baier e Linda Perhacs rielaborato però in un sound così contemporaneo che è una vera delizia. A rendere il tutto ancora più magico è l’esecuzione impeccabile in ogni brano, un tocco netto e sonoro ad ogni pennata nonostante sia ben noto che la Pratt non sia una chitarrista dotata tecnicamente, e in effetti è molto minimal, un po’ di fingerpicking essenziale, un po’ di accordi aperti ma una scelta dell’armonia sorprendente e che toglie il fiato; dopotutto, siamo di fronte ad una personalità malinconica, fragile ed introversa, avvolta in quel velo di ghiaccio che la rende così misteriosa e sfuggente, come se venisse da una terra lontana, e queste caratteristiche si vedono tutte, sul palco e nella sua musica.

jessicapratt

Un gioiello di live racchiuso in appena tre quarti d’ora di puro incanto, che si conclude con un “thanks for being so lovely” e l’ultimo brano Titles Under Pressure, contenuta nel disco omonimo del 2012. Dopodichè, come una fata dei boschi, ritorna da dove era comparsa lasciando nella sala un senso di distensione e meraviglia.

 

Ti potrebbe interessare