I Material Girls escono solo di notte. E questa volta succede proprio al Baraccano di Bologna, dove il sestetto di Atlanta si è esibito lo scorso mercoledì 3 aprile sfoggiando il loro glam indulgente che sfocia nel gotico, con percussioni senza bordo d’onda che caratterizzano il loro album Leather. Quello dei Material Girls è un equilibrio naturale che queste creature hanno iniziato a portare avanti nella sudata vita notturna di Atlanta con uno stile abbastanza audace da evocare i fantasmi del CBGB o Andy Warhol. Il merito della serata va ancora una volta al No Glucose da cui non potevamo aspettarci di meglio e che non ha deluso le aspettative. L’evento è stato poi supportato anche da Indie Pride, associazione italiana che ha l’obiettivo di debellare omotransfobia, sessismo e bullismo attraverso la musica.
Ad aprire la serata è l’ormai di casa Perfume, progetto di Matthew James, con il suo synth/punk e stile lo-fi in grado di coinvolgere il pubblico anche in questa occasione.
L’esibizione dei Material Girls esplode con uno sleaze post moderno e la band cavalca un’ondata di malessere verso un paradiso decrepito. Risultano più nitidi che mai grazie all’aggiunta del chitarrista Robbie Rapp e al basso di Meghan Dowlen, la cui voce ispirata a Siouxsie è un pugnale particolarmente affilato nel loro arsenale che alterna la psichedelica al post punk apocalittico. I Material Girls sono uno studio di contrasti e al Baraccano dimostrano la loro abilità nel decostruire i tristi tropi del punk spingendo la musica DIY a nuovi livelli di zoning in un caos drogato. Questo esperimento è artistico e astratto, ma la loro energia viscerale non lascia spazio ad un intellettualismo nebuloso. Con echi che si gettano in versi nichilisti, riff inventivi e facce macchiate di trucco giocano con il desiderio legandosi agli ascoltatori.
Una performance intrisa di glam, spalmata di goth e rock and roll impolverato, le cui andature solenni si pavoneggiano e inciampano come un paio di calze a rete nei tacchi alti. Non potevamo aspettarci nulla di meglio dall’ensemble di Atlanta, la cui musica trasuda pericolo come una sfida a far baldoria tra Nick Cave e Captain Beefheart. Una sezione ritmica oscillante, un valzer che ci fa ricordare i Cramps e che sanguina in una sezione hot-jazz irrompendo in una linea di basso discendente. I Material Girls evocano a Bologna le sfumature più oscure della fine degli anni ’70, punk dei primi anni ’80 con il loro cabaret in diretto lignaggio con gli Smoke. La serata si conclude con un pubblico entusiasta di aver condiviso la gioia morbosa e l’abbandono creativo di una band che espande una bellezza ringhiosa con un occhio selvaggio.
Elena Rebecca D’Argenio