“Pene d’amor perdute”. La Silloge porta Shakespeare a Cinisello Balsamo

Due anni fa avevano stupito con lo spettacolo teatrale Klepsydra che, nonostante sia stato un esperimento complesso, ha avuto grandissimo apprezzamento da parte del pubblico, tanto da dover programmare altre quattro repliche. Quest’anno, la compagnia teatrale La Silloge alza ulteriormente l’asticella. L’obiettivo è quello di portare sul palco dell’auditorium Il Pertini, a Cinisello Balsamo, una delle opere di Shakespeare meno rappresentate nel nostro paese: Pene d’amor perdute.

La compagnia amatoriale diretta da Marco V. Pogliaghi, inaugurerà il nuovo tour sabato 13 aprile alle ore 21:00. Abbiamo deciso di intervistare il regista e di fargli qualche domanda in merito a questa nuova avventura.

Parlateci della vostra compagnia teatrale.

LA SILLOGE nasce (ed è di fatto) un’associazione culturale senza scopo di lucro. Gli obiettivi dell’associazione sono molteplici anche se al momento il focus principale è il Teatro. Naturalmente però per esprimere il Teatro occorrono tante cose messe insieme. Il teatro non è solo – solo si fa per dire – recitazione, ma anche drammaturgia, musica, scenotecnica, light design, effettistica, costumeria e gestione delle scarsissime risorse economiche. Quindi in realtà il Teatro è di per sé una delle più fantastiche risorse multimediali che il genio umano abbia concepito. Se pensi che senza teatro non esisterebbe il cinema direi che l’analisi diventa puramente accademica.Comunque la nascita dei nostri progetti è avvenuta, come sempre, dall’unione di Persone. Persone che poi sono idee, vento artistico che porta creatività.

Cosa vi ha avvicinato a questa passione?

Caspita che domanda! Credo che sia quasi come chiedere ad un alpinista perché scala una montagna! Una passione va coltivata perché senza le passioni la vita sarebbe solo un vuoto, continuo svegliarsi, andare al lavoro, tornare a casa, mangiare e dormire! Diciamo che fin quanto qui detto fa parte del dovere del vivere. Posso dirti che la passione è forse la più aderente espressione che indica il piacere del vivere. Ho scoperto il teatro attraverso quello che da bambino, avevo 7 o forse 8 anni, chiamavo “l’uomo in blu”, che così a dirla sembra quasi una cmposizione di George Gershwin, ma in realtà ti sto parlando di un grande del teatro: il Sig. Dario Fo. Beh, io guardavo la televisione – quando ancora la televisione era televisione e non telebaruffa – e vedevo quest’uomo in blu che raccontava storie, faceva rumori, imitava cinquanta personaggi… insomma era il teatro. Non me ne perdevo una… poi quando ho iniziato a frequentare il teatro, come ambiente, ho scoperto la commedia di Eduardo e la tragedia di Shakespeare. Beh, non parlerò della commedia perché oggi, purtroppo, la commedia sta diventando una favoletta sempre più incentrata sulla volgarità spicciola, sullo spicciolo sessista e sulla spicciola politica, ma l’ampio respiro che i classici e gli autori contemporanei che fanno ricerca dovrebbero costituire un propulsore, soprattutto per le nuove generazioni, in grado di far amare il teatro anche ai ragazzi.

Pene d’amor perdute è uno degli spettacoli teatrali di Shakespeare meno rappresentati in Italia. Secondo voi perché?

Beh, in Italia il teatro è un serio problema. Intanto il bardo è conosciuto solo per quelle quattro o cinque opere ultrafamose… se ti dicessi titoli come “Troilo e Cressida” (credo che non sia mai stato rappresentato in Italia), “Tito Andronìco”, “La Dodicesima Notte”, “Timone d’Atene” (anche questo, chi lo ha fatto?), “Coriolano”… beh, quasi nessuno le conosce.

Questa “Pene d’amor perdute” costituisce una delle commedie meno rappresentate in assoluto, non solo in Italia, e a renderla meno rappresentata prima di tutto è la sostanziale inconsistenza dell’intreccio… la storia è meravigliosamente “strana” – come direbbe Orazio nell’Amleto, ma una delle concause potrebbe essere proprio l’origine storica della commedia stessa. È tra le prime che siano mai state scritte da Shakespeare, indirizzata in origine ad un pubblico colto, con un’articolata e complessa scenica e costellata di battute farcite di girotondi lessicali. Anche la sua stesura fu alquanto piena di traversie: lo stesso Shakespeare la prese e riprese talmente tante volte che gli storici del teatro non sono mai riusciti a risalire alla versione originale. È un’opera che Shakespeare, presumibilmente, non amava un po’ forse come “Lo Schiaccianoci” per Tchaikovsky.

Di sicuro, sarà una sfida. Come l’affronterete?

Come per tutte le sfide: con il cuore, la passione ed un po’ di sana follia.

Quali sono i temi che vengono toccati dall’opera?

Wow! Ce n’è a bizzeffe e – forse – un’enciclopedia web può dare risultati migliore del mio rispondere, ma credo di non sbagliare di molto indicando come tema principe la fragilità umana di fronte alle questioni d’amore… poi il tempo, non quello meteorologico ovviamente, ma il suo trascorrere.

Pensiamo ai personaggi: gli scriteriati ragazzi che fanno questo voto di non vedere donne per tre anni. Pensano davvero di essere tanto virtuosi da riuscire a mantenere quella promessa per tutto quel tempo? Non è questo indice di fragilità? Non tanto il mancato rispetto della promessa – cosa di fatto inevitabile – ma il fatto di ricorrere ad una promessa scritta per sancire quel virtuosismo che diversamente da soli non sarebbero stati in grado di onorare?

E poi ci sono le Dame, scriteriate anche loro perché profittano di una situazione di svago per divertirsi alle spalle dei ragazzi, segno questo che mette in diretto antagonismo i due sessi, con atteggiamenti, malintesi e schermaglie che sono tipiche dell’amore, anche di quello di coppia. Chi è che diceva “l’amore non è bello se non è litigarello?”… beh, so che ho detto una cavolata, ma è proprio questa la morale della storia. I personaggi devono confrontarsi con le proprie carenze, e le fanciulle che sono – per decreto dello stesso Shakespeare – depositarie della regola umana dell’amore, sono anche capaci di stringere d’assedio gli spasimanti ed assegnar loro delle “pene d’amore” necessarie ad estirpare la parte più fasulla e inutile della loro personalità.

Tutto questo poi riecheggia anche negli altri personaggi della commedia: l’affabulatore Don Armado, l’esuberante Zucca, i profondamente acculturati Oloferne e Nataniele… diciamo che sono rappresentate un po’ tutte le tipologie del carattere umano. E ognuna di queste ha la propria capacità di difendersi, di arroccarsi nelle proprie intenzioni naturali, ma quando devono confrontarsi con l’amore, con lo squilibrio caotico che l’emozione d’amore provoca nelle loro vite preordinate e precostituite, ogni cosa perde coesione e diventa incerto.

Avete deciso di portare l’ambientazione agli inizi del ‘900. Come mai questa scelta?

La colpa è di Shakespeare: è lui che ha scritto opere la cui collocazione temporale è facilmente traslabile e che vanno bene per qualsiasi periodo storico. Se tu pensi all’Amleto potresti metterlo in scena sia al tempo degli antichi romani – e ci sta, credimi – oppure ambientarlo ai tempi della saga di Star Wars. E non vuoi minimamente ricordare un Romeo e Giulietta, capolavoro cinematografico con Leo Di Caprio, portato avanti fino agli anni novanta sulle spiagge di Los Angeles?

Con “Pene d’Amor Perdute è bastato cercare gli albori di una guerra qualsiasi che fosse però una guerra vera, una guerra d’uomini e non di tecnologie. E quale guerra è stata per l’Uomo la più vera, la più – tra virgolette – umana della Grande Guerra?

Collocare lo spettacolo in quel momento storico – che recentemente ha compiuto i 100 anni – ha facilitato la soluzione di proporre un pathos intelligente e comunque coinvolgente anche per le persone che vengono a teatro a vedere lo spettacolo e lo vedono per la prima volta. La Guerra, qualsiasi guerra, è il momento di massima espressione del disastro umano, della devastazione, della distruzione di tutto ciò che è bello, creativo e sonoramente divino. E dunque quale pena d’amore è maggiore della pena le cui vele sono spinte dal vento della guerra? Un’odissea moderna dove tutti siamo Ulisse e l’unico desiderio è quello di riuscire a tornare a casa.

Quanto, in quest’opera di Shakespeare, si può ritrovare nella società di oggi?

Con due parole, eh?

Basta che guardi le persone oggi: la fragilità è diventata più micidiale di un virus mutante. Ormai la gente non crede più a niente, non si affida più al sogno e soprattutto non si affida più all’Uomo. I movimenti frenetici delle dita su scivolose superfici vetrate sono forse l’indice più evidente della fragilità di esseri che ormai non sono quasi più capaci di parlarsi faccia a faccia.

Qualche parola per invitare le persone a venirvi a vedere?

Quando si fa uno spettacolo teatrale è difficile trovare le parole giuste per invitare le persone a venire a vederlo e chi dice il contrario non sa quello che dice. Cosa fai? Chiami a raccolta quelli che ritieni acculturati abbastanza da poter capire un’opera così complessa di Shakespeare? Il teatro è per tutti, altrimenti non si chiamerebbe teatro.

Se siete tipi da comicità spicciola, da battute volgarotte e cercate la solita discriminante sessista o politica in uno spettacolo fate il piacere a questo regista: statevene a casa!

Questo spettacolo è adatto a tutti, alle donne, agli uomini, alle mamme, ai papà, agli zii, ai cugini, ai fidanzati, agli amanti e agli innamorati. È adatto ai giovani e ai giovanissimi… che sono quelli che secondo me capiranno prima degli altri le misteriose architetture del racconto.

E’ uno spettacolo da vedere, sentire, ascoltare e capire. C’è niente di più intrigante di questo?

Pene d’amor perdute, auditorium Il Pertini, Cinisello Balsamo, sabato 13 aprile alle ore 21:00. Non mancate!

CAST

Re Ferdinando di Navarra RICCARDO PESCE
Principessa di Francia SILVIA INNOCENTI
Biron MANUEL INNOCENTI
Dumain GREGORIO AVERSA
Rosalina LAURA PARMIGIANI
Maria CATERINA CANTONI
Zucca STEFANO MANCINELLI
Boyet GABRIELE DI GRALI
Don Adriano de Armado LUCA CALINI
Prof.ssa Oloferne ELENA NOVA
Prof. Nataniele ALESSANDRO AMATA
Grullo + Mercade MORGANA GABURRO
Tignola GIOVANNI DEL PRETE
Giacometta GIULIA INGLESE

STAFF

Regia MARCO V. POGLIAGHI
Direttore di Scena ENNIO GENEROSO
Direzione Tecnica LUCA CALINI
Musiche Originali MARCO V. POGLIAGHI
Light Design & Scenografie Digitali ENNIO GENEROSO & MARCO V. POGLIAGHI
Attrezzisti LUCA CALINI & ENNIO GENEROSO
Costumi KATIA
Trucco SILVIA INNOCENTI
Ufficio Stampa, Social Network e Grafica MANUEL INNOCENTI
Web Engineering & SEO MARCO V. POGLIAGHI
Amministrazione PATRIZIA GASPAROTTO

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