Le Donne di Eduardo Galeano: un fuoco che continua a bruciare

Le Donne secondo Eduardo Galeano. Forza, energia, determinazione, talento, ma anche insicurezza, sottomissione, violenze inutili, che hanno caratterizzato la storia del genere femminile. Laboratorio QM, diretto da Gigliola Amonini, ha messo in scena allo Spazio Centrale di Arquino (SO) in tre serate (15 e 16 marzo, replica aggiunta il 22) testi dello scrittore uruguaiano, autore della trilogia americana La memoria del fuoco in una piéce, Donne, appunto, dai sapori forti, decisi, drammatici. Gli attori dilettanti si sono cimentati in un tema coniugato con intelligenza e partecipazione dalla regista, in uno spettacolo teso e vibrante, a cui non ha difettato il ritmo.

Donne Eduardo Galeano
Donne con le gambe e il cervello

Con inversione di marcia rispetto alla storia del teatro fino a Shakespeare, ruoli femminili sono stati affidati a uomini, come la Venere Ottentotta interpretata con gestualità efficace da Cristian Gianera, prima esibita incatenata come animale da circo e tuttora oltraggiata da quei genitali esposti al Museo dell’Uomo di Parigi insieme a cervelli (maschili) celebri. Galeano gioca con il paradosso, racconta una storia dell’umanità al femminile, dalla rivoluzione sessuale della Lisistrata di Aristofane (non fare l’amore per non fare la guerra) alla streghe medievali, dalle sorelle Bronte costrette a pubblicare inizialmente con pseudonimo maschile i loro romanzi fino alle prostitute che si rifiutarono ai soldati assassini di contadini e alle donne di Plaza de Majo che contestarono il generale mentre riceveva un’ostia immeritata dal prete messa, in una muta protesta di “rumore cotonoso”.

Donne Eduardo Galeano
Venere di Milo, la Bellezza originaria

La piéce rivendica il ruolo della donna, mette in scena senza falsi pudori e con grazia aborto, masturbazione, infibulazione, pervasa comunque da un filo di sottile ironia che rende la denuncia ancora più aperta. Donne che danzano la danza della vita, comunque essa sia, tra amori che si lasciano, uomini (e anche donne) che mutilano bambine in nome di una religione che non lo ha affatto prescritto. Ridda di streghe (non tremate, che sono tornate, ma forse non se ne sono mai andate) ad incarnare paure ataviche dell’uomo, scienziate naturali perseguitate da una “medicina” ufficiale che non può consentire alternative.

Un ardore che arde, nel vero senso della parola e quando non sono i roghi veri dell’Inquisizione, sono i civilissimi Stati Uniti che nel 1870 condannano Susan Anthony (interpretata con forza da Cristina Montecalvo) perché si è arrogata un diritto di voto non concesso. Ma lei: “Francamente me ne infischio” come Rossella O’Hara e la multa non la pagò, perché “sono leggi fissate dall’uomo e approvate dall’uomo”, dando il via al movimento femminista.

Donne Eduardo Galeano
Streghe. scienza naturale e persecuzione

Il confronto con l’uomo è spesso scontro, prevaricazione dell’uno sull’altra ma sa anche essere romantico, come in un tenero passo di addio pieno di rimpianti. Al termine, gli attori scendono tra il pubblico nel buio portando una luce di speranza, che consegnano agli spettatori. Uno spettacolo riuscito, a cui forse avrebbe giovato un taglio di un quarto d’ora, ma in un laboratorio c’è ovviamente la necessità di dare spazio a tutti gli interpreti, che non hanno difettato in impegno, passione, capacità di coinvolgimento.

Paolo Redaelli

In scena: Giulia Bonfadini, Sabrina Bongiolatti, Paola Braito, Melania Bruseghini, Erasmo Dei Cas, Michela Della Maddalena, Veneranda Foschi, Cristian Gianera, Cristina Montecalvo, Antonella Nesina, Adamo Pea, Miriam Rebecchi, Davide Ruttico, Viviana Sancassani, Rachele Sottovia, Erasmo Stasolla, Mario Teglio, Laura Valsecchi, Lara Verona, Fabio Volontè.

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