La morte di Buddy Holly, Ritchie Valens e Big Bopper, avvenuta in un incidente aereo sessant’anni fa, il 3 febbraio 1959 a Clear Lake (Iowa), fu in un certo senso la morte anche del rock and roll. Inteso come forma di divertimento spensierato, ballabile, colonna sonora dell’American Dream.
Una tragedia che sconvolse l’ America tutta e che anni più tardi, Don McLean nella sua celebre American Pie definì “il giorno in cui la musica morì”. Buddy Holly con i suoi occhiali da secchione e la sua musica tintinnante, veloce, il chicano Ritchie Valens che ibridava il rock and roll con i suoni del barrio, il divertente e corpulento Big Bopper di Chantilly Lace se ne andarono tutti in una volta, giovani per sempre (Valens aveva solo 17 anni, Holly 22 e Big Bopper 28), in modo scioccante e imprevedibile, lasciando nello sconforto e nella disperazione migliaia di fans.
Anche Dion, altro celebre cantante dell’epoca, sarebbe dovuto salire sull’aereo maledetto, ma “il biglietto costava come un mese di paga dei miei” e lasciò perdere, diventando così l’unico dei famosi a poterla raccontare. Insieme a Waylon Jennings, allora bassista di Buddy e poi star del country che lasciò il posto sul fatale monoplano a Holly. Questi gli augurò, scherzosamente, di “congelarsi le chiappe su quel vecchio autobus e lui rispose, di rimando, altrettanto con il sorriso sulle labbra: “spero che il tuo aereo cada”. Una frase di cui Jennings non si è dato mai pace, fino alla fine dei suoi giorni, avvenuta il 13 febbraio del 2002. Anche Valens scambiò il posto con un altro musicista di Holly (Tommy Allsup, morto l’11 gennaio 2017) e fu il lancio di una monetina a decretarne la sorte. Fu la prima grande tragedia del rock and roll, ben rievocata da Luis Valdez nel film del 1987 “La Bamba”.
Il 3 febbraio 1959 segna uno spartiacque deciso tra la spensierata allegria rock and roll e la musica più matura, che sarebbe venuta dopo. In quegli stessi giorni i Silver Beatles affinavano le loro chitarre su canzoni di Holly, Little Richard ed Eddie Cochran, Bob Dylan cantava ancora brani altrui e sognava di conoscere Little Richard che, due anni prima aveva abbandonato le scene per diventare pastore evangelico dopo una vita di eccessi. Elvis Presley era sotto le armi in Germania e sarebbe tornato più crooner e meno rock, con tanto zucchero in più. Chuck Berry era in carcere, Jerry Lee Lewis aveva visto la sua carriera andare in pezzi dopo il matrimonio “proibito” con una cugina, per di più minorenne, nonché figlia del suo bassista. Solo lui e Little Richard, oggi, sono ancora vivi.
Il rock and roll perdeva ad uno ad uno, per vari motivi, i protagonisti più amati. La musica moriva, sì, ma solo per per rinascere sotto altre forme, come avrebbe spesso fatto negli anni a venire.