I Diaframma stanno bene

A Firenze, fuori dal caos del centro, in cima alla salita del Poggetto, c’è un locale che si chiama Flog (Fondazione Lavoratori Officine Galileo). E’ nato nel dopoguerra grazie ai lavoratori e agli operai di quello stabilimento con un intento virtuoso e all’avanguardia: dar vita ad attività artistiche e culturali multietniche. È un locale che ancora resiste e non ha abbandonato la propria vocazione; i suoi esterni sono poco ammiccanti, ma è capace di proporre una programmazione di livello da decenni. Per dare un’idea, farò solo tre nomi: il concerto torrido e punk dei Manonegra nel 1992 con Manu Chao in maglia da calcio e scotch da pacchi alle scarpe e, lo stesso anno, una Flog strapiena per i Ramones. Invece, un paio d’anni più tardi, il live è per pochi intimi, ma la band sul palco si chiama Radiohead.

La tradizione vuole che ogni anno, a gennaio, la Flog ospiti il concerto dei Diaframma, che su quel palco giocano in casa. Se in Italia tenacia e coerenza fossero premiati, sicuramente Federico Fiumani, anima della band da sempre – cioè da quarant’anni – meriterebbe una statua almeno come quella di sua zia a Vaiano. Sì, perché lui, testardo manager di se stesso, ha molto da insegnare alle nuove generazioni di musicisti: se è vero che essere rock significa essere sinceri e diretti, allora Fiumani non solo è la new wave, ma anche (il) rock: rappresenta anche la passione graffiante e la poesia, il lato più ruvido e fragile del musicista indipendente, il lato senza filtri e senza compromessi, senza alcuna diplomazia né interesse a compiacere il pubblico o a seguire mode passeggere. Un autentico indipendente, un outsider per scelta, un uomo e un artista fedele solo a se stesso. E la sua musica lo rispecchia in pieno. Non è quindi un caso che sia tanto adorato ed emulato da schiere di fan che lo seguono ovunque e artisti più giovani che gli tributano omaggi, quanto detestato da alcuni dei numerosi personaggi con cui ha collaborato o con cui ha incrociato il proprio percorso d’artista, soprattutto in quella che ormai è la sua città, e Firenze non è sempre magnanima, soprattutto con le sue creature.

 

Il concerto alla Flog fa parte del tour per presentare l’ultima uscita, L’abisso, titolo che allude all’incipiente senilità, dato che il prossimo anno Fiumani compirà i fatidici sessant’anni. Ma altro che decadenza: in questo lavoro il nostro poeta rock sembra aver ritrovato lo smalto di un tempo (se mai l’avesse perso), e una certa attitudine forse ancora in parte punk, di certo scanzonata. Quest’album arriva dopo cinque anni dall’uscita di Preso nel Vortice, anni di concerti e di ristampe, e – lo diciamo subito – ha un suono maturo e convincente, concreto: dall’euforia post punk de I ragazzi stanno bene (I ragazzi stanno bene/il mio sogno gli appartiene/ I ragazzi stanno bene, è finita un’epoca, guardo il tempo evaporare sulla scia di un’elica/ i ragazzi stanno bene nel mio sogno elettrico/ come tutto sia finito, io proprio non lo so”) in cui riecheggiano anche suggestioni che ci riportano a Battiato, a canzoni più dolci e malinconiche, ma sempre senza fronzoli, come Leggerezza (“Come tutto è passato troppo in fretta”), a rispecchiare la dualità tra fragilità e ruvidezza di cui parlavamo poc’anzi. Degno di nota anche lo spumeggiante Impero del male (“come non so/ forse un giorno o l’altro me ne andrò/ come non so/forse un giorno o l’altro impazzirò”).

Insomma, un concerto ben riuscito, in cui Fiumani era accompagnato dai bravissimi e fedeli Daidone alla chitarra e Cantasano al basso e la new entry Pino Gulli (CSI e PGR) alla batteria. Ai pezzi nuovi i Diaframma hanno alternato molte delle vecchie glorie (tra cui Gennaio, Diamante grezzo, Labbra blu, Io ho te, Vaiano, Elena, Amsterdam, L’odore delle rose, L’amore segue i passi di un cane vagabondo) oltre che una sorprendente cover di Vita spericolata di Vasco Rossi. Il pubblico di sempre (tra cui uno zoccolo duro di giovani) che sa esattamente cosa aspettarsi da un concerto dei Diaframma, è stato accontentato e non è andato a casa deluso neanche questa volta.

Che dire? Ognuno lenisce le proprie sofferenze, elabora i propri lutti, brinda coi propri demoni e tiene a bada i propri sensi di colpa come vuole e può, farlo tramite l’arte è il migliore dei modi possibili.

Elisa Giobbi

 

Disco 1

  • 1 Leggerezza
  • 2 Il figlio di Dio
  • 3 L’impero del male
  • 4 Così delicata
  • 5 I ragazzi stanno bene
  • 6 Ellis Island, 1901
  • 7 Le auto di notte
  • 8 Non posso separarmi da te
  • 9 Fica power
  • 10 Luce del giorno

 

Prossime date del tour L’abisso:

  • 31 gennaio: Taranto, Cinema Teatro Orfeo
  • 1 febbraio: Roma, Monk
  • 2 febbraio, Teramo, L’officina
  • 8 febbraio, Rosà (VI), Vinile
  • 9 febbraio, Modena, Off
  • 15 febbraio, Bologna, Locomotiv
  • 22 febbraio, Bergamo, Druso
  • 23 febbraio, Grosseto, Circolo Arci Khorakhanè

 

 

 

 

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