Lily Angelina: io, strega tra realtà e pregiudizio

Le streghe sono tra noi, ma non fanno male a nessuno. Non mangiano bambini, non gettano malefici, non volano a cavallo di scope. Sono donne che conoscono una magia antica, che praticano con giudizio e discernimento, spesso combattendo contro pregiudizi stupidi e timori che non hanno ragione di essere.
Abbiamo incontrato una di loro, Lily Angelina, che, con grande gentilezza, disponibilità e una buona dose di humour, si è sottoposta alle nostre curiosità di profani.

Buongiorno, strega. Si riconosce in questa definizione o preferisce essere chiamata in un altro modo?
Il termine ha sempre avuto una connotazione negativa ma in realtà, nonostante i pregiudizi, quelle che venivano definite streghe nei secoli scorsi non erano figure demoniache e malvage, semplicemente donne sagge che aiutavano nel parto, sapevano leggere e scrivere, conoscevano le proprietà delle erbe e vivevano in armonia con la Natura e i suoi cicli. Noi streghe “moderne”, seguaci della Wicca, o stregoneria, una religione misterica iniziatica, siamo come le nostre antenate. Ci dedichiamo alla conoscenza, al culto degli Dei e alla pratica della magia come mezzo per entrare in comunione con la Natura e le divinità.
Nel far questo rimaniamo fedeli alla nostra legge suprema: non fare mai del male a nessuno. Considero quindi un privilegio potermi definire strega.

Però ha accettato di fare questa intervista a condizione di rimanere anonima. Perché?
Proprio a causa dei pregiudizi di cui ho detto. L’entroterra siciliano e il paesello a forte componente cattolica non è esattamente terreno adatto a fare un coming out pagano (sorride), Nonostante io sia una strega, conduco una normale vita sociale, ho un lavoro e degli affetti da proteggere. L’associazione fra la Wicca e le frange acide del satanismo è purtroppo piuttosto frequente.

Ha parlato di religione naturale. Vuole spiegare meglio il concetto?
La Wicca è una religione volta alla comunione della strega con la Natura e il divino. Gli Dei della Wicca sono immanenti, non sono un potere esterno al Creato, come nelle religioni monoteiste. Il motivo per cui la strega non può fare del male è proprio perché crede nella sacralità di tutte le cose viventi. Per armonizzarsi con i cicli naturali le streghe celebrano delle feste stagionali dette sabbat. La Wicca è quindi una religione pervasa da un profondo animismo, in cui gli spiriti e le energie della natura interagiscono con la strega durante il rituale e permettono che i lavori magici e gli incantesimi abbiano successo.

E’ possibile sapere come si svolgono questi rituali?
Certamente. Non servono edifici o luoghi di culto specifici. Il praticante singolo o la congrega può creare uno spazio sacro ovunque, anche all’aperto. Il rituale inizia sempre con la purificazione della strega, dell’ambiente e la successiva creazione di un cerchio di energia attorno all’altare affinché lo spazio sacro sia pronto per ospitare le divinità che verranno invocate. La loro presenza permetterà al praticante di focalizzare l’energia e, se è necessario, lanciare un incantesimo. Durante il rituale vengono consumate delle libagioni e vengono fatte delle offerte agli dei e alla natura: cibo per gli animali selvatici, fertilizzante per un albero. Terminato il rituale, si ringraziano gli dei e gli spiriti della Natura che hanno partecipato e si chiude il cerchio. Un rituale non è comunque un’operazione meccanica, ma un momento di profonda comunione tra la strega e il divino, durante il quale la strega impara ad assumersi la responsabilità della propria vita e della sua continua evoluzione.

Quali sono le divinità principali della religione naturale?
La Wicca potrebbe apparire al profano come una religione politeistica, in realtà è un duoteismo cone due princìpi opposti e complementari: la Dea e il Dio. La Dea è legata alla terra e alle tre fasi della vita della donna, giovinezza, maturità, vecchiaia, così come alle tre fasi lunari. Il Dio è legato ai boschi, agli animali e alla sessualità. I nomi delle divinità non sono altro che i vari aspetti o archetipi della Dea o del Dio, ad esempio se avessi bisogno di fare un incantesimo d’amore invocherei Afrodite. Il pantheon di riferimento è a discrezione della strega. Io ad esempio, vivendo in Sicilia, mi sento più legata alle divinità autoctone piuttosto che ai nordici Odino o Freya.

C’è una componente sessuale nei rituali?
Sempre a discrezione dei praticanti. Un elemento fondamentale per la riuscita di un incantesimo è quello di accumulare energia e poi rilasciarla verso lo scopo prefissato. Esistono vari metodi per accumulare energia: danze, tamburi rituali, formule ripetute e naturalmente il piacere sessuale.

E la musica, che ruolo ha?
Molto importante, nei rituali. Si va dalle semplici percussioni per le tradizioni di tipo sciamanico, alla musica celtica di Loreena McKennitt e, nel mio caso, essendo la mia una tradizione eclettica di tipo mediterraneo, i Daemonia Nymphe. Io stessa ho studiato e suono il pianoforte.

Streghe si nasce o si può diventare?
Entrambe le cose. Si nasce o, per meglio dire, ci si scopre streghe durante il corso della propria vita, Ma così come si può nascere con un talento per la musica, senza studio e pratica non si va molto lontano.

E gli uomini?
La stessa cosa vale per gli uomini, naturalmente. Il termine strega nella Wicca è unisex, anche se qualcuno preferisce farsi chiamare stregone, resta più maschile. E’un’abitudine mutuata dall’inglese, dove il termine witch vale per entrambi i sessi. Il termine “mago” invece, non è ben visto nella Wicca, fa troppo Harry Potter.

In cinema e letteratura, ci sono rappresentazioni fedeli del concetto di strega?
Non ne ho ancora trovate. Uno dei film che più si avvicina alla reale Wicca, pur con qualche concessione alla fantasia, è Giovani Streghe. Anche la letteratura predilige il fantasy, Il destino di una strega di Kelly Armstrong contiene accenni ai rituali Wicca. Di contro, la saggistica sull’argomento è molto nutrita.

Perché ha accettato di fare questa intervista?
Perché mi piace l’idea di contribuire a sfatare i pregiudizi legati al neopaganesimo e per cogliere l’opportunità di informare senza espormi troppo. E anche perché nessuno mi ha mai intervistata, l’idea mi divertiva.

Paolo Redaelli

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