Pacassoni & Magoni play Zappa a Bologna nel segno di Ruth Underwood

Nel giorno in cui Frank Zappa “è partito per un’ altra dimensione”, venticinque anni fa, un gruppo di bravissimi musicisti con Petra Magoni special guest gli ha reso omaggio, martedì 4 dicembre al Bravo Caffè di Bologna. Marco Pacassoni, vibrafonista raffinato, tributa in effetti, come nell’ultimo disco Frank & Ruth la perizia percussionistica di Ruth Underwood che con Zappa suonò in tanti dischi e live importanti, .

Con lui un 4tet di ottimi strumentisti: il batterista newyorkese Greg Hutchinson, il tastierista Enzo Bocciero, il bassista Lorenzo De Angeli e il chitarrista Alberto Lombardi a cui tocca l’ingrato ruolo di evocare la maestria di Zappa, ma se la cava più che degnamente. Le partiture ardue di Francis Vincent vengono rese al meglio, a partire dall’iniziale Bless Relief da Grand Wazoo che poi sfocia in un brano originale di Pacassoni, appunto For Ruth” in cui si alterna a vibrafono e marimba.

Il percussionista marchigiano assume ruolo di leader, ma lascia spazio assoluto all’interplay, interpreta Zappa con fantasia e vigore, si muove agile tra i due strumenti sul palco ristretto del locale. Dove ad un certo punto, su Black Napkins sale Petra, dea dai vocalizzi impossibili, tra Bjork e Diamanda Galas, in saliscendi tra acuti inarrivabili e bassi profondi, utilizzando l’ugola come fosse uno strumento ad ancia, richiamando squilli di tromba e sax.

A lei tocca roba tosta come Planet of Baritone Women che Zappa dedicò sarcasticamente alle donne in carriera o Idiot Bastard Son, tipico titolo di uno che non risparmiava complimenti ai presidenti. La caustica ironia zappiana si appoggia su musica strutturata e composita, che segue la lezione di Stravinsky, Varese e Bartok, miscelandola con il rock and roll d’antan, il doo wop vocale, il jazz sperimentale, il funk e molto ancora.

Musica complessa e godibile, caratterizzata da continui cambi di ritmo, svolte improvvise ed imprevedibili che rendono una gioia ascoltare. Black Page, classico che Pacassoni esegue in solo alla marimba con l’accompagnamento immaginato dei passi del Maestro in una cattedrale a mo’di metronomo, ne è un esempio: pagina nera, perché fitta di note. Frank Zappa amava complicare la vita ai suoi musicisti, che dirigeva a bacchetta, cambiandoli spesso. E ci riusciva benissimo.

E ancora la marimba, strumento caro ai brasiliani, è la protagonista di Marimbossa in cui il gruppo segue il percussionista in una cavalcata strumentale che delizia il pubblico. Peaches en Regalia, notissimo topico zappiano, conclude nel bis con il blues Stolen Moments di Oliver Nelson (insieme ancora a Petra) una serata esaltante, poi replicata al Blue Note di Milano e al Parco della Musica di Roma in ambienti ben più ampi, che ha entusiasmato e divertito il pubblico.
La musica di Zappa (uno che scrisse Jazz from Hell) in mano a jazzisti viene interpretata con ulteriore fantasia, creando nuove emozioni, in un progetto che merita doveroso ascolto.

Paolo Redaelli

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