Bennato incendia Bologna con Vivaldi, Rossini e il rock and roll

Edoardo Bennato incendia l’Europauditorium di Bologna a colpi di Vivaldi, Rossini e rock and roll, con un quartetto d’archi e una band di intensa elettricità. Concerto davvero riuscito, quello di lunedì 12 novembre, a lungo atteso e che non tradisce le aspettative. Sono proprio di Vivaldi le note iniziali, eseguite dal Quartetto Flegreo (Simona Sorrentino e Fabiana Sirigu violini, Luigi Tufano viola, Marco Pescosolido violoncello) ad introdurre questo Pinocchio & Co., viaggio sonoro tra passato, presente e futuro del cantautore partenopeo, uno che può fregiarsi a giusto titolo dell’appellativo di rocker. Ma che rende omaggio a tutta la tradizione musicale italiana, dal melodramma al folk, in quasi tre ore di musica dove i brani di successo si fondono con le nuove composizioni, mentre lui saggiamente si tiene lontano da note alte e stridule oggi impraticabili. Inevitabile il passaggio a Dotti medici e sapienti sulle disavventure di Pinocchio, con Peter Pan personaggio cardine dell’immaginario bennatiano. Poi la filastrocca ironica di In fila per tre e le dolcezze di L’isola che non c’è sfociano nel ritratto femminile di La Fata (“e tu sorella, madre e sposa”) per culminare nelle coloriture country dei violini in Detto tra noi.

Solitario in versione one man band, chitarra, armonica, kazoo e pedale di grancassa, Edoardo parte con Cantautore , quadretto fulminante e sarcastico del “mestiere”, per concludere con la “canzonetta” di “Io di risposte non ne ho, io faccio solo rock and roll”, dichiarazione programmatica saldata allo ye-ye di Il gatto e la volpe.
Con la band (Giuseppe Scarpato e Gennaro Porcelli chitarre, Roberto Perrone batteria e percussioni, Raffaele Lopez tastiere, Arduino Lopez basso) Bennato si inoltra in un’ America spesso diversa da quella sognata, mentre sullo schermo scorrono immagini di Marylin Monroe, JFK e Martin Luther King, simboli dell’utopia e arriva “Mediterraneo” a ribadire un’identità culturale. Ma ci stende veramente tutti con una versione incandescente di Mangiafuoco che fonde il jungle beat di Bo Diddley alla tammuriata napoletana con risultati travolgenti, mentre Scarpato abbandona la chitarra per gettarsi sulle percussioni e poi prende il posto di Perrone alla batteria. All’inventario pinocchiesco si aggiungono Mastro Geppetto di impronta dixieland e Lucignolo che “porta tutti allo scatafascio nei rave party” in un hard blues alla Stones. In A Napoli 55 è ‘a Musica Edoardo racconta la sua vita tra Campi Flegrei e Milano in stile talking blues, mentre Porcelli si produce in timbri tra Ry Cooder e Mark Knopfler e Scarpato lancia il pinkfloydiano solo di Another Brick in The Wall sotto una luce azzurra.

Non c’è Venderò, ma in compenso Vendo Bagnoli discetta sui destini della città e l’energia va a mille. La calunnia è un venticello cita il Barbiere di Siviglia e omaggia Enzo Tortora e Mia Martini, indifesi dalle maldicenze e poi Io che non sono l’imperatore non scende a patti con nessuno, travolgendo l’audience mentre Lopez si produce in uno slap bass funkeggiante. Quando hai il ritmo, non c’è niente da fare. La luna, poi è un altro sogno americano, una svolta di umanità e “sembrava così diversa in quell’estate che non era estate”. Un attimo di pausa in questa sfuriata rock and roll dove sbuca pure una canzone d’amore per lei, la chitarra, prima di Pronti a salpare title track dell’ultimo album in cui Bennato ha ritrovato la sua vena pungente parlando di emigrazioni ed immigrazioni tra i delicati arpeggi di Scarpato ispirati all’Eric Clapton di Can’t find my way home” prima del rnr bollente di “Rinnegato” che non fa prigionieri.

Concerto intenso, divertente, chiuso da un bis dove viene calato il poker di Un giorno credi, la Non è bello ciò che bello scritta per Pavarotti, la travolgente Meno male che adesso non c’è Nerone e l’apoteosi a luci accese di In prigione, in prigione. Tutti a casa, invece, soddisfatti e appagati.

Paolo Redaelli

Ti potrebbe interessare