Tommy Emmanuel non ha bisogno di presentazioni. Parliamo senza dubbio di uno dei migliori chitarristi acustici del mondo, sicuramente del più eclettico. Ovunque vada sembra portare con sé un circo, una carovana fatta di migliaia di note e percussioni, poliritmie e virtuosismi che dall’Australia (terra d’origine del nostro) attraversano il mondo trasformandosi di volta in volta in un blues personalissimo, energico e romantico al tempo stesso. Eppure sul palco è solo con la sua chitarra acustica, le sue mani e – quando serve – la sua voce. Tommy Emmanuel si ripresenta così a Bologna, al Teatro Duse, dopo aver incantato la platea felsinea due volte negli ultimi tre anni. Ad accompagnarlo in questa avventura europea per la promozione del suo nuovo disco (Accomplice One uscito a gennaio 2018) è il re indiscusso del dobro Jerry Douglas.
E’ proprio Douglas ad aprire le danze proponendo la sua arte in formato bluegrass con uno stile inconfondibile e magistrale. Con all’attivo 14 grammy awards e oltre 1500 incisioni in studio, il Jimi Hendrix della chitarra resofonica, ha dalla sua una capacità espressiva ineguagliabile. Il pubblico è estasiato dalle sue note delicate, dai suoi virtuosismi incisivi, dal suo groove sensuale. Douglas suona e intrattiene, scherza con il pubblico, si diverte. Verso la fine della sua performance ci regala anche una bellissima versione di “Spain”, famosissimo brano di Chick Corea. L’atmosfera è calda, ed il pubblico aspetta con trepidazione l’arrivo della guest star della serata.

Tommy Emmanuel entra in scena vestito con camicia e jeans neri, imbraccia la chitarra e parte spedito con le sue cascate di note a mille all’ora. Quello che più colpisce è che non si tratta di un virtuosismo sterile, ma di enfasi e passione. Emmanuel va veloce perché è il cuore a muovergli le dita, non perché voglia dimostrare di essere il più veloce o il più tecnico. Eppure di tecnica ce ne è in abbondanza. In platea sono tutti ad occhi aperti e ascoltano rapiti le magie poliritmiche del chitarrista australiano. Un altro pregio del nostro è quello di saper gestire benissimo le dinamiche. Dopo l’inizio roboante, si concede ad un lato più romantico con Bella Soave, tratto da Endless Road del 2004, per passare a You don’t want to get you on of those scritta con Mark Knopfler, traccia numero 8 del suo ultimo Accomplice One.
Finisce la calma. Tommy Emmanuel riparte con un funambolico medley dei Beatles che comprende pezzi indimenticabili del quartetto di Liverpool come “While my guitar gently weeps”, “When I’m sixty-four”, “Day Tripper” e “Lady Madonna” per poi passare a “Classical Gas”, una cover di Mason Williams che Emmanuel propone da sempre nei suoi concerti e che è inclusa nel suo album del ’96 con l’Australian Philarmonic Orchestra. Dopo la sbornia virtuosistica il nostro concede una mezz’ora più tranquilla all’insegna di brani romantici, arpeggi delicati e piogge di armonici che passano da Angelina, pezzo scritto per la figlia, per arrivare al culmine di Somewhere over the rainbow.

Sempre in una logica ben pesata di alternanza dinamica, si ritorna ai virtuosismi che hanno reso famoso Tommy Emmanuel per poi arrivare ad gradevole duetto con Jerry Douglas. E’ un momento bellissimo: due chitarristi eccezionali si fondono in una perfetta simbiosi. E’ un gran bel sentire che viene arricchito dalle rivisitazioni di “Hey Joe” di Jimi Hendrix e “I’m on fire” di Bruce Springsteen. Si va verso la conclusione del concerto con l’ultimo brano, Rachel’s Lullaby, una dedica dolcissima all’altra figlia Rachel.
Tommy Emmanuel esce tra gli applausi di un pubblico in visibilio che si alza in piedi per omaggiare l’immenso talento del chitarrista australiano che torna per concedere un delizioso bis.
Quando le luci del teatro si riaccendono, quello che rimane è un forte senso di estasi e appagamento. Nelle orecchie c’è ancora tutta la magia della musica di Tommy Emmanuel e del fido Jerry Douglas: due chitarre e quattro mani che hanno incantato Bologna in una sera indimenticabile.