Smashing Pumpkins a Bologna: le zucche sono tornate

Tornano gli Smashing Pumpkins il 18 ottobre a Bologna! Leggo, allora si decide di andare. E si va! Alla notizia della reunion con nuovo album e tour, torno meravigliosamente l’esile pallido adolescente brufoloso ‘Pel di Carota’ che nella sua stanzetta maleodorante veniva travolto dalle ‘melanconiche odi d’infinita tristezza’ di Billy Corgan e una strana eccitazione mi invade. Il lungo viaggio dalla Valtellina verso l’Unipol Arena di Bologna è caratterizzato da un susseguirsi di fermento e timore di ritrovarsi di fronte ad un ammansito Billy e a delle ‘Zucche Schiacciate’ dal tempo trascorso dall’ultima apparizione insieme, così io e il mio compagno di avventure Stefano decidiamo di non intrattenerci con i loro capolavori che ci esaltarono nei primi ’90, ma di dedicare le quattro lunghe ore di strada a nuovi ascolti.

Erano di Chicago, dove si faceva tutt’altra musica, anche se venivano accostati a ‘Quelli di Seattle’, ma il loro leader narciso e bello fulminato preferiva i glitter alla flanella. Spaccarono per qualche anno, litigarono di continuo, poi tra un’overdose e l’altra si sciolsero.

A ben 18 anni dalla loro ultima esibizione insieme Billy Corgan, James Iha e Jimmy Chamberlin sono in formissima per l’unica data italiana davanti a un palazzetto sold out. Lo Show, perché si è trattato letteralmente di un grande Show, è iniziato al buio con l’intro di “Mellon Collie and The Infinite Sadness” mentre passavano bellissime immagini raffiguranti copertine e simboli ripercorrenti la storia della band.

Apoteosi quando lo schermo si divide a metà ed esce quello strano imponente individuo calvo con una gonna pantalone argentata, che esegue da solo una morriconiana “Disarm”, alle spalle le sue foto d’infanzia.

Il pubblico sbigottito riprende fiato mentre entrano Iha e Chamberlin, chitarra e batteria cofondatori, il fido Jeff Shroeder, Jack Bates, talentuoso figlio del mitico Peter Hook al basso e la bella tastierista australiana Katie Cole.

Tre ore di musica ininterrotta ben distribuite. La maggior parte della scaletta è composta da materiale dai masterpieces “Siamese Dream” e “Mellon Collie”. Su 30 brani c’è spazio anche per alcuni pezzi storici dal primo album “Gish”, come “Siva” e “Rhinoceros” e per le inaspettate, a mio parere evitabili, cover di “Space Oddity “e “Stairway to Heaven”. Emozionante la sequenza di ballate che vede Corgan al pianoforte sollevato dietro la band con un istrionico cappello bianco, “For Martha” e “To Sheila” chiusa dall’incalzante e devastante “Mayonaise” (la mia preferita): “Fool enough to almost be it, cool enough to not quite see it doome”.

Le immagini caratterizzano in modo sbalorditivo uno spettacolo di suoni e visioni. Ogni pezzo è bene accompagnato da un video ricco di suggestione con protagonista sempre William Patrick Corgan a manifestare ancora una volta il suo immenso Ego, grande quanto il suo girovita, del tutto perdonato dall’unicità di una voce così nasale e aliena e da taglienti e incisivi assoli di chitarra.

Bastano “Cherub Rock”, “1979”, “Hummer”, “Ava Adore” e “Today” come gran finale? No… quindi magnificazione e delirio totale con ” Bullet With Butterfly Wings”!

‘Pel di Carota’ puo seppellire la sua adolescenza. Manuel Toppi

Ti potrebbe interessare