BMA 2018, due volte Biagetti, e poi boh. Serata finale da rivedere

Al festival BMA per la musica d’autore, vince il contratto audiovisivo con Fonoprint un ragazzo interessante, Federico Biagetti, giudicato il migliore tra le dieci proposte dalla giuria guidata da Mogol, con esperti come Luca De Gennaro ed Ernesto Assante.
Giulio Rapetti gli ha assegnato anche il suo premio personale (una borsa studio per il CET di Toscolano) per il miglior testo, che personalmente avremmo assegnato all’altro Federico, Rebecchi, per “Ricominciamo a ridere”. Ma è’un ragazzo di cui sentiremo parlare, questo Biagetti che con il suo “E poi boh?”, inno all’indecisione giovanile, fotografa una generazione e sarà molto trasmesso per radio, avendo puntato sul tormentone in un testo peraltro non banale. Gli è stata consegnata una bella chiave per entrare nel mondo della musica, a lui saperla utilizzare bene, ma le premesse ci sono. Vince il premio di Radio Bruno per la miglior musica Alice Cucaro, chitarra a tracolla, un misto tra Alanis e Avril Lavigne.
Per il resto, tutti o quasi i cantanti singoli (e anche il nuovo idolo delle folle Matteo Mobrici dei Canova, peraltro su un livello autoriale superiore) contraddicono le indicazioni espresse poco prima da Mogol nella sua lectio sull’interpretazione: evitare l’uso delle vocali allungate, per non dire dei vocalizzi. “La semplicità è la cosa migliore” aveva detto, facendo ascoltare Sinatra e Battisti, Dido ed Ed Sheeran. Se lo dice uno che è un pezzo di storia della musica italiana, gli si dovrebbe dar retta.
Interessanti tra i gruppi gli OOTB che non hanno vinto niente, ma inseguono una loro strada personale tra melodia hip hop e spruzzate di rock. Hanno presentato “Addosso” che non è la loro canzone migliore, tra quelle del primo EP in uscita.
Laioung ha sdoganato con una bella esibizione il trap nei confroti del pubblico della musica d’autore, omaggiando un po’furbescamente Pino Daniele (Ie so’pazzo) e Lucio Dalla (Felicità). Non è mancato, nel 29 settembre di tributo a Battisti, con un medley interpretato da Bonaveri e altri cantanti.

Questa seconda edizione ha accresciuto l’interesse abbinandosi ad Italy Sounds Good, interessante session di workshop sui lavori legati alla musica. Abbiamo potuto ascoltare l’esperienze di Tommaso Colliva, produttore dei Muse, Afterhours, Calibro 35, spaccati di vita di palco da Mobrici, la vita di Dalla raccontata da Assante, PF Pacoda tracciare la fenomenologia di un festival e molto altro ancora. Colliva ha poi ricevuto dalle mani di Paola Turci il premio Guido Elmi come miglior produttore.

Unica nota negativa, lo spettacolo finale all’Europauditorium davanti a più di 1300 persone. Uno show costruito ancora alla vecchia maniera, con la presentatrice in vestito di paillettes, lungaggini e ripetizioni, funestato per giunta da problemi all’impianto voci, che hanno costretto ad un superlavoro i tecnici e messo in difficoltà un conduttore preparato come Gianmaurizio Foderaro di Radio Rai. A mezzanotte ce ne siamo andati, mentre cantava Mobrici. La serata finale andrebbe a nostro giudizio riveduta e corretta perché la manifestazione è rapidamente cresciuta e merita una conclusione più al passo con i tempi.

Paolo Redaelli

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