Daniele Biacchessi e tutta la sua passione, musicale, civile ed umana per Woody Guthrie, l’uomo che ha inventato la protest song nell’America amara della Grande Depressione. Lo scrittore ha presentato al Circolo della Pace di Bologna, per iniziativa di Radio Pratello (radio di strada), il libro e i primi quindici minuti del film che ha dedicato all’”Altra America” di Woody. Poco più di un trailer del lavoro che uscirà a gennaio, “animato” dalla penna suggestiva del live painting di Giulio Peranzoni e raccontato dallo stesso Biacchessi, scrittore che ha all’attivo più di trenta libri di passione civile, dai desaparecidos dell’Argentina alla strage di Montesole, dalla bomba di Bologna al missile di Ustica.
Daniele è un moderno storyteller, proprio come Woody. Uno che girava con la sua chitarra (su cui era scritto “This Machine Kill Fascists”) per tutti gli States a bordo di treni presi al volo, clandestinamente, per raccontare l’uomo e la crisi terribile del ’29 (come John Steinbeck con “Furore”, l’immigrazione messicana e le deportazioni, ma anche per insegnare la musica ai bambini là dove scuole non ne erano rimaste. Uno che poteva narrare le cose perché le aveva vissute in prima persona, e questo lo differenzia da chi venne dopo, da Bob Dylan a Bruce Springsteen, dai Clash a Billy Bragg fino ai Wilco.
Uno che ha scritto più di tremila brani, ma ne ha registrati poco più di trecento e quindi la sua opera rimane una miniera ancora tutta da scavare, per bravi minatori come Bragg a cui i figli Nora e Arlo (quello di Woodstock e di “Alice’s Restaurant”) hanno consegnato le chiavi di un repertorio sterminato. Uno che era considerato un pericoloso comunista da Edgar J.Hoover e pertanto sorvegliato dall’ Fbi, come John Lennon.
Uno che nel 1954, quando esplodevano Elvis Presley e il rock and roll, ha praticamente smesso di suonare, di cantare e quindi di vivere ed è morto in ospedale nel 1967, quando il rock e Dylan cominciavano a prendere altre direzioni. Uno che i figli ricordano ogni anno in un meraviglioso festival con tanti grandi musicisti.
Biacchessi ha raccontato tutto questo con la sua voce pacata, un fiume di parole lente e appassionate che ha affascinato l’uditorio. Il suo libro è una preziosa testimonianza di folk, ma anche di tempi bui che ci si augura sempre non ritornino, non solo nostalgia ma lezione di vita e di musica, soprattutto per i giovani e per chi vuole intraprendere questo cammino. Il film, realizzato con una campagna di “azionariato popolare” tramite crowdfunding, lo attendiamo con curiosità ed emozione.