Lo scrittore bolognese ha presentato il suo primo romanzo “Non commettere atti impuri”, un thriller metafisico che indaga sui nostri segreti più nascosti. Per saperne di più gli abbiamo fatto qualche domanda.
Alberto Bernardi è uno scrittore particolare, o meglio ha una storia particolare. Il suo approdo nella letteratura è conseguenza di una sua lunga esperienza nella scrittura per il cinema e per la televisione. Essendo anche un operatore, la sua carriera lo ha portato un po’ ovunque nel mondo: dalla Costa Rica all’Himalaya, dal Sudafrica all’Australia passando per India e Thailandia. Questi aspetti non sono da sottovalutare, perché li ritroviamo tutti nel suo esordio letterario. “Non commettere atti impuri”, gode di una scrittura che punta ad andare oltre il segno grafico della parola per restituirci una pagina e un racconto il più vivo e tridimensionale possibile. E’ un romanzo scritto con gli occhi, più che con la penna. Un’indagine profonda all’interno della psiche umana che, nonostante sia piena di riferimenti filosofici e scientifici, risulta essere di facile lettura. E’ un pregio non da poco. Un racconto dalle venature metafisiche, a metà strada tra l’incubo kafkiano e l’indagine psicologica, con intrecci narrativi cari alla letteratura della paranoia e del complotto.
Incuriositi da questo brillante esordio abbiamo rubato qualche minuto ad Alberto Bernardi per farci raccontare qualcosa di più. L’occasione è stata la presentazione del libro nella rinomata cornice de La Feltrinelli di piazza Ravegnana, a due passi dalle Torri degli Asinelli, nella sua Bologna.
“Non commettere atti impuri”. Un titolo che così, ad una prima impressione, sembra restituirci un romanzo che parla in qualche modo di violenza. Anche la copertina contribuisce a creare un certo immaginario.
E’ vero, tra titolo e copertina viene generata una certa atmosfera da thriller. Per questa copertina ho desiderato che l’art designer cogliesse lo spirito del romanzo. Non andiamo fuori tema pensando che il titolo e l’immagine ci portino su una determinata strada . “Non commettere atti impuri”, mi riferisco al ben più celebre comandamento cristiano, è un tassello di un puzzle molto vasto che viene inserito in un capitolo in un determinato momento. Si tratta di un momento di inquietudine per il protagonista, che crede che la sua esistenza sia in qualche modo influenzata dal mancato rispetto di questo comandamento.
Quanto c’è dunque di teologico e spirituale in questo romanzo? Ci sono forti richiami anche alla teoria buddista del Karma e alle teorie sul multiverso.
Il tema spirituale esiste anche perché fondamentalmente se il lettore non ha pregiudizi durante la lettura e arriva fino in fondo scoprirà che di fatto il messaggio principale è un messaggio di speranza. La parte spirituale c’è ed una delle colonne portanti di questo romanzo che si sviluppa in parallelo tra scienza e filosofia.
Il tuo modo di scrivere è molto in debito con la tua esperienza nell’audio-visivo. L’impressione che ho avuto io è che la tua scrittura sia molto simile all’operazione che nel cinema si fa con il montaggio: immagini letterarie che susseguendosi danno un senso alla narrazione. Anche i personaggi sembrano essere vittime di questo meccanismo. Le loro sono vite spezzate, frantumate, da rimettere in ordine.
Si, in tutto questo il ruolo del lettore è fondamentale. Ho pensato di stimolare l’attività del lettore che è spinto, da questo mio modo di scrivere, a rimettere insieme le immagini e i pezzi di storia per trovare la strada. Quando parlo di una stanza di motel, do solo alcuni elementi, poi questa stanza si genera nella mente del lettore. Ho puntato a una scrittura essenziale che sia focalizzata il più possibile sulla storia e che diverta il lettore senza lasciarlo in una posizione passiva.
E dunque questo, nonostante il tema, lo rende un libro accessibile anche a chi non ha voglia o strumenti per poter affrontare le numerose pieghe psicologico-esistenziali della storia e dei protagonisti.
Non è una lettura ostica perché gli argomenti ostici sono spiegati in maniera efficace, servono da guida per la storia, per darle un senso. Non si tratta di un saggio scientifico o psicologico. Quando ci sono delle menzioni più tecniche, ho utilizzato delle note a fondo pagina che chiariscono il concetto senza distrarre il lettore.
Non ci resta che leggere.
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