La lectio magistralis per il Nobel a Bob Dylan potrebbe arrivare, per parafrasare una sua canzone, Blowin’ in the Wind…
Bob Dylan nel prossimo fine settimana sarà in Svezia per due concerti e ritirerà il Premio Nobel per la Letteratura in forma privata e senza la Nobel Lecture d’obbligo. Gli Accademici di Svezia gli consegneranno il Diploma e la Medaglia Nobel e si congratuleranno con il “poeta laureato”, ma in un ambiente assolutamente privato e senza mass media, come ha voluto il poeta. Dylan ha comunque un anno di tempo per produrre la sua Lectio anche come filmato. Ciò è quanto riferito dal blog di Sara Danius, bloggar som ständig sekreterare, (Blogger come segretaria in carica) dell’Accademia di Svezia.Come è noto, è la prima volta che un cantautore è premiato con il Nobel per la Letteratura e ciò ha creato un vespaio tra gli “accademici e integrati” di tutto il mondo.
Bob Dylan, il cui vero nome è Robert Allen Zimmerman è nato a Duluth il 24 maggio 1941. È sempre stata forte l’influenza della letteratura e della storia americana sui testi delle sue canzoni. Ha dichiarato il musicologo Alessandro Carrera, autore del saggio “La voce di Bob Dylan – Una spiegazione dell’America (Feltrinelli): “se Dylan torreggia sopra tutti non è perché sia un poeta che scrive anche canzoni o un autore di canzoni che scrive anche poesie, ma perché l’intensità con la quale ha fatto cozzare linguaggi diversissimi tra loro è unica e irripetibile“. Allen Ginsberg e tutta la scuola della beat generation, ma soprattutto Rimbaud fanno parte del bagaglio letterario di Bob Dylan. Ma un’influenza su Dylan l’ha certamente avuta Rimbaud, tra il ’62 e il ’65. Dylan è un autodidatta e si è scelto le sue letture da solo. E poi c’è la Bibbia, testo tipico per tutta la tradizione statunitense con la storia dell’esilio dall’Eden e il doverci ritornare, affrontando delle prove: sono questi i temi di grandi canzoni che vanno da Gates of Eden alla recente Try to get to Eden. La cadenza talvolta biblica dei versi stessi di Dylan sorprende l’europeo ma è tipicamente USA. Come per Ginsberg che ha segnato una virata nella poesia contemporanea, anche per Dylan cantare e comporre continua ad essere un viaggio nella profondità della propria mente per mostrare al pubblico i sotterranei in cui si muovono gli emarginati della società. E’ l’urlo del nuovo profeta americano che raccoglie e proietta nel futuro la voce e i pensieri di coloro che hanno denunciato la caduta dell’uomo e la chiusura in una razionalità alienante e distruttiva.