Il grunge incantevole dei Modest Mouse

Con i metodi di catalogazione odierni, dovremmo andare sempre più verso un certo tipo di giudizio che potremmo definire olistico, ovvero che non prende in considerazione niente se non tutti gli aspetti di un gruppo contemporaneamente. Bellezza compositiva, espressività e momento storico per citarne solo alcuni. Invece passato e presente non sono mai stati così rivali come adesso. Capita molto spesso che ci troviamo a giudicare un disco soprattutto prestando attenzione a quando è stato fatto: se è uscito negli ultimi mesi si merita un certo metro di giudizio, negli ultimi anni un altro e tanti anni fa un altro metro ancora. Quindi trovare una band che va avanti da qualche anno essendo ancora valida senza finire in mezzo a quel reparto di mummie che sono i gruppi anni ’60 e ’70 è possibile? O saremo sempre costretti al contrario a stare attaccati alle nuovissime uscite se vogliamo essere moderni? Per fortuna esistono i Modest Mouse.

I Modest Mouse fanno parte di quella strana schiera di gruppi dall’elevatissima qualità che negli anni ’90 sono spariti sotto al trend del momento per quanto esso sia trascendentale e fondamentale per la storia della musica in generale; succede inevitabilmente sempre così soprattutto se si parla di musica proveniente da lontano: al tempo internet non macinava con così tanta facilità le sue informazioni e quindi se in America ci fossero stati quindici ottimi gruppi attivi nello stesso momento, a noi ne sarebbero arrivati due a causa delle sempre presenti strategie di mercato. Si, perché come esistono ora le ondate musicali che nascondono il loro sottobosco, sono sempre esistite, che le chiamiate Pop, Trap, IDM, Minimal o nel nostro caso  Grunge. Come i Mogwai, fra gli altri, i Modest Mouse per quanto hanno sempre ricevuto l’attenzione del pubblico, sono arrivati alla ribalta solo negli ultimi anni, anche se i primi lavori, quelli indipendenti e sperimentali erano sicuramente più interessanti e pieni di spunti creativi. D’altra parte trovare un passo falso nella loro discografia è davvero difficile, mentre trovarvi grandi dischi è un gioco facile, da fare a scatola chiusa.

Si formano ad Isaqquah (Washington) nel 1993 per iniziativa del chitarrista e cantante Isaac Brock, del bassista Eric Judy e del batterista Jeremiah Green. Questo è il nucleo e fonte della band, in quelli infatti altri musicisti gireranno e prenderanno parte alla meteora Modest Mouse, ma questi tre rimarranno sempre ai loro posti fino al 2003, diventando di fatto il cuore pulsante della band. Il primo EP prende vita nel 1994 per l’etichetta K Records dal titolo “Blue Cadet 3, Do You Connect?”. Successivamente il gruppo lavora non a caso prima con la Sub Pop Records e poi con la Up Records con la quale finalmente uscirà il primo LP del gruppo datato 1996 dal titolo “This is a Long Drive For Someone With Nothing To Think About”.
Ci saranno anche altre uscite ravvicinatissime per la Up ma il vero successo arriverà nel 1997 con l’uscita di “The Lonesome Crowded West”, che è la vera affermazione su larga scala della band nonché un disco ampiamente considerato di culto per gli anni ’90. E’ infatti un lavoro bellissimo, poliglotta e potentissimo, di una sincerità estrema. Le composizioni del gruppo sono allucinanti, è impossibile trovare una nota scontata o due pezzi simili fra loro o con il resto dei pezzi dei loro colleghi musicisti. L’unica cosa che rende i pezzi dei Modest Mouse riconoscibili dopo appena due note è proprio il fatto che siano stati scritti dai Modest Mouse stessi. La loro impronta è più riconoscibile della stragrande maggioranza delle altre band.

Nel 2000 approdano alla gigante Epic Records per la quale esce l’album “The Moon & Antartica”: disco mastodontico che mette d’accordo pubblico e critica. Pitchfork gli rifila un più che meritato 9.8 su 10 ed inoltre viene certificato come disco d’oro dalla RIAA. Per la band i successivi tre anni saranno molto particolari. Non esce un nuovo lavoro, ma prende invece finalmente vita, “Sad Sappi Sucker”, inizialmente visto come disco d’esordio, ma poi accantonato in favore di “This Is A Long Drive For Someone With Nothing To Thing About”.

Nel 2002 insieme ai Cake, Flaming Lips e De La Soul si imbarcano per l’Unlimited Sunshine Tour. Nel 2003 uno dei fondatori, Green abbandona il gruppo a causa di un esaurimento nervoso e viene sostituito da Benjamin Weikel; intanto fa il suo ritorno alla chitarra Dann Gallucci che aveva lasciato ai tempi di “Sad Sappi Sucker”. Il 2006 è l’anno d’uscita di quello che sicuramente è il disco più proficuo e compatto del gruppo dal titolo “Good News For People Who Love Bad News” che sarà certificato disco di platino dal RIAA, disco d’oro dal Music Canada e disco d’argento per la BPI. Nel frattempo Gallucci abbandona nuovamente il gruppo e al contrario Green fa ritorno dietro le pelli della batteria. Il 2006 è anche l’anno in cui Johnny Marr storico chitarrista degli Smiths entra a far parte dei Modest Mouse per il disco “We Were Dead Before The Ship Even Sank”: altra uscita discografica molto fortunata e che segnerà lo sbarco della band nelle classifiche americane e che gli varrà per la prima volta un disco d’oro negli States. Il gruppo si lancia allora in quelli che saranno due lunghi anni di tour. Nel frattempo escono pubblicazioni parallele come ristampe e uscite limitate in vinile di vecchi lavori. Da segnalare il documentario curato da Pitchfork.tv che include spezzoni di varie rarità dei Mouse. Poco tempo fa Brock, ha reso noto che la band non andrà in tournée in Europa come precedentemente comunicato per concentrarsi completamente sulle canzoni del prossimo disco.

Che altro dire, corrette a prendere qualche disco, anzi tutti i dischi di questa meteora brillante e riconoscibile che sono i Modest Mouse, un esempio di bella musica ai massimi livelli che vi farà rivalutare le fondamenta di quello che chiamiamo indie.

 

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