Occidente e oriente si incontrano grazie al “Faust” di Goethe

Una ricerca sul linguaggio dell’Opera di Pechino di Li Meinibasato sul dramma “Faust” di Johann Wolfgang Goethe. Si tratta di un’opera estremamente innovativa, con la regia di Anna Peschke e con la  consulenza artistica di Xu Mengke. Interessante il sincretismo musicale dato dai musicisti Liu Dake, Xu Mengke,  Zhao Huihui, Zhang Jiachun, Fu ChaYina allo yueqin (cordofono a forma di luna),  Vincenzo Core chitarra elettrica ed elaborazione elettronica,  Wang Jihui allo jinghu (huqin di Pechino), Niu LuLu al gong,  Laura Mancini alle percussioni, Giacomo Piermatti al contrabbasso, Wang Xi al bangu.

Le  musiche originali sono state composte da Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani, Chen Xiaoman. Faust è una tragedia di smisurata profondità ed essenza del pensiero e della saggezza occidentale e si pone, nel caso di specie, come un ponte tra la Cina e la Germania, tra l’Oriente e l’Occidente, grazie al lavoro e alla particolare visione di Anna Peschke. “Lì dove l’Occidente perde la parola – racconta la regista Anna Peschke – può entrare in gioco l’espressività rituale dell’Oriente; dove la rigidità della tradizione orientale si farà scalfire emergeranno pieghe di senso e di espressività rivitalizzanti per la comprensione contemporanea”. Il contatto tra due mondi estremamente lontani è guidato con maestria dalla regista, che riesce nella fatica di creare una connessione diafana, di inesausta bellezza e di elevato impatto coreografico e visivo  grazie alla feconda collaborazione con la Compagnia Nazionale dell’Opera di Pechino. Tale delicato scambio tra la cultura teatrale tedesca e le performing arts  orientali consente l’interazione di diversi linguaggi scenici: canto e recitazione, ma anche danza, arti  acrobatiche e marziali. Il tutto miscelato in uno stile seducente e toccante, con attori, cantanti, atleti e  ballerini capaci di un controllo del corpo e di una cura dei  gesti che sfiora la perfezione e suggerisce nuovi, possibili  sensi alla tragedia di Goethe.

Il Jīngjù è un’antichissima forma di teatro cinese, la famosa arte performativa che non solo combina canto e recitazione, ma comprende anche danza, arti acrobatiche e marziali ed a Roma incontra una delle tragedie che più hanno arricchito il patrimonio letterario europeo.

Seguendo il flusso magico della performance, si ha l’opportunità di avvicinare un mondo lontano, ma assolutamente imperdibile. Il personaggio di Faust rappresenta l’archetipo dell’uomo moderno che, in nome del proprio appagamento e per avidità, soggioga e abusa della natura e delle persone, noncurante della miseria e della devastazione che genera. Mefistofele, il diavolo, induce Faust in tentazione con accattivanti promesse di gioventù, amore e piaceri. Si tratta di un’esplorazione artistica affatto innovativa per una squadra costituita da artisti occidentali e cinesi. Un incontro fra musica composta da un autore cinese, su modalità melodiche tradizionali, e musica composta da autori italiani.

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