Se Oberon e Titania, personaggi shakespeariani, giungono a Roma dopo essere passati per la Magna Graecia ed aver infarcito i loro dialoghi di napoletano; se al “Sogno di una notte di mezza estate”, riscritto da Ruggero Cappuccio, si aggiunge un’addizione onirica…allora Lello Arena e Isa Danieli ci servono un contrappunto polifonico straordinario, un sovraccarico di trama in sintonia tra fascinazione e lirismo.
Dal 21 febbraio al 5 marzo i due mattatori di lungo corso recitano alla Sala Umberto di Roma l’opera del bardo di Stratford-upon-Avon. Si tratta di una libera riscrittura ma lo spettatore ricorda, quasi in automatico, la traduzione in napoletano seicentesco de “La Tempesta” eseguita con arte certosina dal grande Eduardo De Filippo.
Oberon e Titania, gli elfi e la magia, tutto rinasce sotto la luna del sogno dove anche un “bacio serve a confessarti che esisto”. Fa sempre paura la vita perché al mondo ciò che ci attrae di più sembrano essere i giocattoli rotti. E poi i capricci e le smanie dell’umanità servono a farci comprendere che quando abbiamo qualcosa in meno forse vediamo qualcosa in più. E che l’amore è sempre nuovo perché antico. E il cervello degli innamorati è come quello dei pazzi. Sentenze rimarchevoli che in scena fanno capolino nei duetti tra Oberon e Titania. Il perimetro della sala di un antico palazzo napoletano dove si aggira lo “scarrafone del New Jersey”, lasciato da un soldato durante l’occupazione americana e che fa tanta paura ad Oberon /Arena, si trasforma, subisce la metamorfosi diventando una sorta di scatola magica d’antan, uno stream of consciousness che proietta ricordi e tragedie storiche, riflettore di sospensione circense. E gli elfi bravissimi fanno da cornice dorata ai due grandi interpreti che con la loro maestria riorchestrano il mondo tra veglia e sogno.