La passione musicale è una vocazione strana e anche rara aggiungerei. Quante volte la musica che amiamo ci è servita da scudo contro qualcosa, rumori esterni, paura, a volte per zittire anche solo una vocina che ci ronza nella testa continuamente. La forza dell’amore spassionato per la musica è una delle forze sociali più incontrollabili ed incontenibili. Il linguaggio musicale è l’unico in grado di saperci isolare e di permetterci di comunicare allo stesso tempo. Quanti musicisti affermano che la musica li ha letteralmente salvato la vita, dalla solitudine, dalla paura, da loro stessi.
Ed ecco che entra in gioco un fattore ulteriore, ovvero quel momento in cui magicamente la nostra passione, che fino a quel momento era personale, solitaria e individuale si fonde con quella di un’altra persona. Così nascono gruppi musicali, idee, concetti che si trasformano per effetto del cambio di prospettiva. Inutile aggiungere che se a lavorare su di una canzone o su di un disco invece che soli ci trovassimo ad essere in due, allora avremmo una visione di insieme più ampia e completa. Nei gruppi anni ’70 ad esempio era impensabile, spesso, di poter rimpiazzare un membro con un altro senza risentirne artisticamente. Levate John Bonham dai Led Zeppelin e non avrete più i Led Zeppelin. Questo preambolo che racchiude in sé un’argomentazione psico-sociale molto più ampia di quella che ci interessa, ci serve solamente da binario su cui introdurre il gruppo che andiamo a vedere oggi: le Ibeyi.
Nella lingua Yoruba la parola ibeyi significa gemelle. Di fatto è proprio quello di cui stiamo parlando. Lisa-Kaindè Diaz e Naomi Diaz sono infatti gemelle. Nascono a Cuba, figlie d’arte del percussionista cubano di fama mondiale Anga Diaz: vincitore di un grammy con gli Irakere e membro del complesso Buena Vista Social Club. La madre franco-venezuelana è invece cantante e successivamente si appassionerà molto alla scrittura di Lisa, spingendola a fare della sua arte una priorità e vestirà i panni della manager dopo la nascita della band. Le gemelle dividono la loro infanzia fra Cuba, dove imparano le loro origini, sia dal punto di vista antropologico che musicale e Parigi, dove assemblano e sedimentano le loro scoperte studiando musica ed arte in generale. Alla morte del padre, avvenuta nel 2006, la piccola Naomi decide di iniziare a studiare il cajon, strumento che rese famoso il padre in tutto il mondo.
Qualche anno dopo le sorelle iniziano a collaborare dando vita alle Ibeyi. Nel 2013 il duo firma per la XL Recordings che vede fra i suoi militanti artisti di spicco del momento come FKA Twigs. L’unico a contribuire alla “costruzione” del loro primo disco sarà il proprietario stesso della XL, Richard Russell. Nel 2015 esce finalmente il loro disco di debutto dal nome “Ibeyi”.
Le atmosfere che si respirano sono allucinanti, provenienti direttamente da un’epoca lontana, mondi lontani e civiltà lontane, il tutto unito ad una visione musicale accattivante e super contemporanea. Oya, Ghosts, Mama Says, sono un tripudio alle radici delle due ragazze che con River, pezzo scelto come singolo di lancio del disco, confermano e assodano il loro enorme peso artistico.
Non troverete niente che conoscete già in queste due ragazze, che fino qui hanno realizzato solo un disco, ma che pensavamo valesse la pena di menzionare, fidandoci ciecamente della loro spiazzante qualità. Per avere una visione più completa delle due, raccomandiamo di guardare qualche esibizione dal vivo che troverete facilmente su youtube. Sul palco infatti si ha l’impressione che l’atmosfera respirata nel disco sia tutt’altro che ingigantita. Quelli che sembrano pezzi elettronici si trasformano in una complessa cascata di roots misto alle più nuove tecnologie e interpretato con una maestria e soprattutto una passione inarrestabile. Anche il video di River è consigliatissimo. Speriamo di avervi colpito con queste quattro righe, ma se volete una certezza correte ad ascoltarvi questo disco delle Ibeyi e scommettiamo che comincerete a contare i giorni che mancano al loro secondo lavoro con la stessa ansia con cui lo facciamo noi.