Nell’arco degli ultimi sessant’anni abbiamo assistito alla trasformazione di tanti stili e di tanti generi musicali. Abbiamo potuto assaporare il rock & roll in tutte le sue sfaccettature più colorate. Se ci immaginiamo la storia di questo pezzo di musica, la potremmo interpretare come un albero: una gigantesca quercia che, dal suo gigantesco tronco, lascia partire migliaia di rami in tutte le direzioni, ognuna con il suo codice e la sua etica. A volte succede che due rami possano assomigliarsi molto, altra volte un ramo servirà solo da base per la nascita di un altro più grande e più vicino alla chioma, altre volte ancora, alcuni rami si staccheranno, come a prendere una strada solitaria. Ora dentro a questa enorme quercia scorre la linfa. Notoriamente è proprio questa a dare vita alle piante, a nutrirle, a farle crescere; senza di essa insomma non ci sarebbe nessun albero da cui potare i rami. Torniamo adesso alla realtà e vediamo quella linfa come il Blues. Dal Blues è nato quasi tutto quello che oggi definiamo rock & roll, nel senso più ampio del termine. Per dirla in parole povere, i Cream non sono così lontani dai Deftones come sembrerebbe semplicemente ascoltandoli. Il nodo da sciogliere è semplicemente accettare che senza i primi i secondi non sarebbero esistiti.
Ma anche senza allontanarci così tanto dal nostro albero metafora, dobbiamo precisare che il Blues è stato vittima e protagonista forse di più trasformazioni di quante ne possiamo immaginare e al contrario di tanti cugini e parenti è rimasto in grado di mantenere la sua genuinità nel tempo e nei suoi vari trasferimenti. Ne sono un esempio lampante il nostro gruppo di oggi: gli Alabama Shakes.
Nascono nel 2009 presso Athens, Alabama appunto, per la volontà dei compagni di università Brittany Howard, voce, chitarra e leader della band e il bassista Zac Cockrell. I due iniziano a trovarsi dopo le lezioni per suonare e ben presto reclutano Heath Fogg alla seconda chitarra e Steve Johnson alle batterie. La band ha subito una forte intesa e il loro sound viene via via maturandosi in un periodo di gavetta fatto fra i vari locali e pub dello stato. L’impronta Blues è innegabile quanto affascinante, soprattutto nella personalità di Brittany Howard che incarna la cantante Blues per eccellenza. Una voce potente, testi personali a sfondo a volte esoterico e una presenza scenica imponente la rendono immediatamente un’icona facilmente riconoscibile.
Nel 2011 la band che al momento si chiama semplicemente Shakes esce per la prima volta, a causa del buon occhio del blogger Justin Cage che sentito un loro singolo (You ain’t alone) decide di pubblicarlo on-line sul suo sito Aquarium Drunkard. Dopo pochissimi giorni, la notorietà della traccia è spiazzante e gli Shakes ricevono moltissime chiamate e proposte di ingaggio. Dopo qualche tempo il gruppo firma con la ATO Records decidendo contemporaneamente di cambiare il nome aggiungendo Alabama. Nel 2012 esce così Boys & Girls primo album ufficiale della band che dopo aver raggiunto una fama gigantesca in formato digitale si conferma un disco degno d’attenzione ripetendo il suo successo una volta uscito in copia fisica. Rolling Stones acclama il primo singolo estratto Hold On come pezzo dell’anno e poco dopo testate come il New York Times menzionano il disco come scoperta del 2012. Nel 2013 vengono nominati ai Grammy Award per le categorie: Best New Artist e Best Rock Performance. Il secondo lavoro della band prende vita solo nel 2015 dopo due anni di lavoro nel quale il gruppo si è cimentato più profondamente nell’arte della composizione. Le atmosfere sono più mature, più flessibili e meno riconducibili ad un genere prestabilito. Non per questo il disco perde di emotività ed incisività, anzi, è più completo e interessante del precedente lavoro, mostrando la vera faccia degli Alabama Shakes. Dopo aver partecipato ad alcuni fra i più importanti festival mondiali come il Loolapalooza e dopo aver passato un inverno ad aprire la tournée europea di Jack White, gli Alabama Shakes sono pronti a stupirci sempre più. Se doveste incrociare il loro nome sulla locandina di un qualsiasi festival o se vi trovaste per caso vicino alla location di una loro esibizione vi raccomandiamo al massimo di prendervi parte. Nel frattempo buon ascolto, nell’attesa di un nuovo lavoro del gruppo.