La sessantasettesima edizione del Festival più amato dagli italiani è perfettamente a metà, il giovedì da qualche anno è la serata più lunga, ma anche quella dove possono cambiare le carte in tavola. Tutto sembra comunque procedere secondo i piani. Dei sei che rischiavano l’eliminazione fatte fuori le due coppie. Peccavano di una cosa soltanto, probabilmente la più importante: non ci si ritrova da un giorno all’altro Albano e Romina, Mina e Battisti. Erano male assortite, fatte e pensate male, e le canzoni – che già non erano granché – ne hanno risentito. Salutiamo quindi Nesli e nonricordoneanchecomesichiama (ah, Alice Paba), nonostante l’esecuzione di ieri sia stata comunque migliore rispetto a quella precedente, e “Giulietta Capuleti” col maschietto cattivo di turno che si vuol togliere la voglia di non abbiamo capito ancora cosa, o forse preferiamo non capirlo (Raige e Giulia Luzi per la cronaca).
Procede la gara delle Nuove proposte. Maldestro con la sua “Canzone per Federica” conquista già l’udito e il grande pubblico. È bella, orecchiabile, motivetto serio e pure non banale. Testo notevole. Voto 8
Tommaso Pini ci comunica in eurovisione la lista delle sue “Cose che danno ansia”, non sa che a me danno ansia quelli come lui. Rino Gaetano è nato, ha scritto capolavori e purtroppo non c’è più. Non ne nasceranno nuovi, caro Tommaso, neanche se ti metti quel cappello su quel palco perché tu a me sembravi più l’incrocio tra super Mario e la scimmietta di Remì. Voto 5
Valeria Farinacci, “Insieme”. Biancaneve è troppo sontuosa. Illegale il testo della canzone, incostituzionale questo pseudo neologismo della voce verbale “panificare”. Non si può sentire. Più o meno quanto la canzone… Voto 6
Lele, “Oramai”. Gli anni nel coro delle voci bianche del San Carlo si vedono tutti. Perché lui o i La rua (L’eterno riposo dona loro, oh signore) alle Nuove proposte e Sergio ed Elodie ai Big? Bravo Lele, continua così. Voto 8
Dopo uno straordinario Zecchino d’Oro in apertura, con dei meravigliosi bambini che non arrivano agli ottanta cm ma cantano meglio di chi si è ritrovato di colpo nei Big, parte la gara delle cover, la geniale idea di tributo alla straordinaria storia della musica italiana. Il concetto di cover per me è molto semplice. Esecuzione di un brano non proprio, già eseguito da qualcuno. Il livello della bravura di chi la esegue, lo si capisce dalla voglia o meno di riascoltare la cover o l’originale. Da questa mia “tesi” i voti alla terza serata.
Chiara, “Diamante”. Brava però svegliati, figlia mia. Con quella canzone avresti dovuto brillare. Voto 8
Ermal Meta, “Amara terra mia”. Solo lui poteva cantare questo capolavoro di Modugno. Ermal vive le canzoni prima ancora di cantarle e il risultato non può che essere straordinario. Io piangevo e ascoltavo in religioso silenzio. Una bellezza sacra. Voto 10
Lodovica Comello, “Le mille bolle blu”. Non basta giocarsi la canzone più briosa della regina della musica italiana, bisogna anche saperla indossare… anche una canzone. Voto 5
Al Bano, “Pregherò”. La cantavano meglio i miei compagni di scuola quando la scegliemmo come finale della recita di fine anno al liceo. Più ritmo e meno paiette. Con tutto l’affetto e la stima e la solidarietà per un grande artista della mia regione, c’è un tempo per tutto e tutti, credo che Al Bano possa ritirarsi fra gli ulivi e le vigne. Voto 6 (alla carriera)
Fiorella Mannoia, “Sempre e per sempre” mi emozionerò, ma se ogni tanto cambi canzone non sbagli comunque colpo. La regina di quel palco anche nella serata Cover. Voto 9
Alessio Bernabei, “Un giorno credi” di essere cantante e stare a Sanremo, invece non lo sei – mi dispiace. È davvero difficile rovinare una canzone tanto bella quanto semplice come quella di Bennato. Voto 4
Paola Turci, “Un’emozione da poco”. Battevo le mani al cielo, dico solo questo. Un capolavoro della Oxa (che pare si sia anche complimentata con la Turci) che ultimamente è tornate in auge grazie alla bellissima serie “La mafia uccide solo d’estate” di Pif. La Paoletta la canta in modo egregio. Voto 9
Gigi D’Alessio, “L’immensità” delle scivolate e delle imprecazioni ogni volta che canti. San Gennaro ti illumini e ti faccia capire che la tua musica può piacere, se piace, solo ai napoletani veraci. Voto 4
Francesco Gabbani, “Susanna”. Lui è come sempre geniale, lui è semplicemente “mon amour”. Di Celentano aveva già cantato benissimo “Svalutation” per questo lo considero simbolicamente un incrocio tra lui e Battiato. Un buon impasto dei nostri giorni, il mio preferito. Un po’ di colore e gioia in un festival musicalmente piatto e triste. Voto 9
Marco Masini, “Signor Tenente”. Un capolavoro di Faletti ri-eseguito in modo a dir poco perfetto. Inchiniamoci a Masini (o Mazzini?). Voto 10
Michele Zarrillo, “Se tu non torni”. Inizio incerto (forse poteva scegliere qualcosa più adatto a lui), si è ripreso alla fine. 6/
Elodie, “Quando finisce un amore”. Brava, canti bene, ma se vai all’Ariston non puoi vestirti al mercato con gli orecchini del peruviano che si fa tutte le fiere estive del Salento. Voto 8
Samuel, “Ho difeso il mio amore”. Lui sta facendo proprio un bel Festival. Non mi delude mai, mai. Voto 9
Sergio, “Vorrei la pelle nera”. Sembrava il countdown di Capodanno la scelta del voto. Lui non aveva colpa, ok, ma neanche la capacità di riprendersi. Credo siano stati una pessima scelta i Soul System. Voto 6 (per la simpatia)
Fabrizio Moro, “La leva calcistica della classe ’68”. Non sorride mai, sta sempre sulle sue, e io quella canzone, soprattutto se la dedichi al figlio, la voglio immaginare anche un po’ dolce. Per questo perde un punto. Voto 9
Michele Bravi, “La stagione dell’amore”. Scelta ardua e coraggiosa reinterpretare Battiato. Non possono farlo tutti, è molto difficile. Voto 8 (di incoraggiamento).
“Senza la musica la vita sarebbe un errore” diceva Nietzsche. Quest’anno il ricordo più bello dell’Ariston probabilmente sarà quello dell’Orchestra di bambini peruviani che costruisce strumenti musicali riciclando rifiuti. Perché se dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.