Manuel Agnelli: “Sanremo è puro trash. Un carrozzone privo di contenuti”

Manuel Agnelli ci va giù pesante. Il leader degli Afterhours e giudice dell’ultimo X-Factor dice la sua sulla kermesse sanremese utilizzando toni tutt’altro che entusiastici e molto polemici. Lungi dal rinnegare la sua presenza nel 2009 con i suoi Afterhours, dove vinse anche il premio della critica con “Il Paese è reale”, Agnelli analizza dal suo punto di vista il peso specifico del Festival:

“E’ la rappresentazione di un’Italia che non ci piace e di un modo di fare spettacolo che svilisce qualsiasi tentativo di commistione con il mondo culturale. Non la controcultura della controcultura. Il niente. Che è molto più potente. Infatti abbiamo continuato tutti a guardarlo. Sanremo, come l’Italia, non si cambia. Bisognerebbe fare una rivoluzione ma sarebbe destabilizzante per tutti. Cambiarlo è come montare un paio di gambe lunghe su uno dei nani che accompagnano le ballerine e fare finta sia alto. Cambiarlo sarebbe inaccettabile per i fairsei della cultura che dal Festival continuano a essere rassicurati sulla loro intelligenza. Quello che serve non è cambiare Sanremo, così come non è cambiare le cose che esistono, ma crearne di nuovo che non nascano già contaminate o non siano già troppo marce per poter rappresentare ogni parte musicale del Paese con tutta la libertà che occorre”.

Questo è quanto proposto da Manuel Agnelli che spiega anche i motivi della partecipazione nel 2009, che all’epoca suonò, per i fan duri e puri, come uno schiaffo morale a quello che gli Afterhours simboleggiavano:

“Eravamo lì a fare promozione a noi e a tutto un ambiente, il nostro, che si è autoghettizzato ma che continuava a sembrarci sottovalutato. Eravamo lì per usare il Festival, perché Sanremo è diventato solo un megafono promozionale, anzi direi il principale visto che è la cosa più potente a disposizione di tutti quelli che ne sanno approfittare. È un carrozzone privo di contenuti. Ci servì per i motivi per i quali serve a tutti: la fama, la credibilità fra gli addetti ai lavori e la conseguente disponibilità nei nostri confronti da parte di una serie di entità che non ci avrebbero mai preso in considerazione prima. Quando mi chiedono se lo rifarei non ho dubbi nel rispondere: certo cari, ma solo se conviene.”

Questo Sanremo 2017, che già deve fronteggiare l’assenza di Beppe Vessicchio, parte come ogni anno con le critiche di rito. Sanremo si ama e si odia, ma fa parte della nostra cultura, nel bene e nel male. Che ognuno lo utilizzi e lo guardi (o non lo guardi) come meglio crede.

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