Jim Morrison, due anni prima di morire per un’overdose nel 1971, pur trovandosi in una situazione di visibile decadimento fisico e psicologico era ancora un artista impegnato e dedito alle più svariate attività tra cui la lettura frenetica, la composizione di poesie e l’interesse per il cinema. Non è certo un artista finito, come la barba lunga e incolta e il corpo molle vogliono far credere. E’ ancora lui, la sua arte è ancora viva e la sua sensibilità artistica guarda ancora lontano, più in là degli altri.
In un’intervista rilasciata nel 1969 a Rolling Stone manifesta tutta la sua immensa visione nella previsione, o meglio nella profezia, della nascita della musica elettronica.
«Molte persone come Mozart erano dei prodigi; scrivevano opere brillanti quando erano molto giovani. È probabilmente quello che succederà: qualche ragazzino brillante arriverà e sarà popolarissimo. Riesco a immaginare degli artisti da soli, con un sacco di nastri e macchinari… come delle estensioni di un sintetizzatore Moog – una tastiera con la complessità e la ricchezza di un’intera orchestra, capisci? C’è qualcuno là fuori, che lavora in qualche cantina, che sta inventando una nuova forma musicale».
Sono delle deduzioni che non erano così scontate per i tempi. Inutile aggiungere che Jim Morrison ci ha beccato in pieno. Oggi è normale avere una “una tastiera con la complessità e la ricchezza di un’intera orchestra” e la produzione musicale si basa in maniera massiccia sugli strumenti elettronici.
Incredibile, vero?