FIMI: quote obbligatorie per gli artisti emergenti

La FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) è l’organo che tutela e promuove le attività connesse all’industria discografica. E’ una federazione di riferimento per il mondo musicale in quanto rappresenta circa 2.500 imprese produttrici e distributrici. Si occupa, ad esempio, di monitorare l’attività delle pubblicazioni discografiche per quanto riguarda le vendite o i passaggi radiofonici e televisivi e stila ogni settimana le classifiche degli album o dei singoli più venduti.

Il suo presidente Enzo Mazza, in una dichiarazione rilasciata un anno fa, ha posto l’accento su un dato preoccupante che riguarda la rotazione radiofonica degli artisti emergenti. Rivolgendosi al ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini, ha chiesto l’introduzione di “quote obbligatorie di trasmissione sulle radio per opere italiane prime e seconde per contrastare la totale assenza dei nuovi talenti […] nella rotazione radiofonica”. 
La proposta non è mirata soltanto a spingere gli artisti italiani, come avviene ad esempio nel cinema dove sono previste sanzioni per i broadcaster che non programmano film italiani. L’invito è strettamente legato ad incentivare le nuove leve musicali, ingoiate da una rotazione radiofonica che privilegia i grandi nomi a scapito degli emergenti:

“Il nostro però non è un invito ad avere quote generiche di musica italiana, la musica italiana è oltre il 60 % del mercato, ma piuttosto la richiesta di un vero sostegno per i giovani perché oggi mancano completamente gli spazi per i nuovi talenti, siano essi prodotti da major o indipendenti e tale situazione non è più tollerabile”

Le dichiarazioni sono di un anno fa, ma le preoccupazioni restano tali anche a distanza di tempo. Dall’invito della FIMI nulla è cambiato e il sistema continua a girare sempre grazie agli stessi ingranaggi in cui i giovani artisti rimangono – ahinoi! – incastrati. La speranza è che ci sia sempre più spazio e che vengano date maggiori possibilità ai musicisti emergenti che, sempre in un’ottica meritocratica, devono avere la possibilità di arrivare ad un pubblico che sia il più ampio possibile.

 

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