Non è semplice dare un’ interpretazione immediata di Petite Meller. Questo perché la nuova ed eterea stellina del pop, a dispetto di una prima impressione molto “fisica” facile a una catalogazione superficiale, rivela qualità e intenti da non sottovalutare. Per capirci, “Baby Love “non è da considerarsi una coreografica sfilata in una esotica passerella dentro un’Africa senza guerre e con bambini nutriti e sorridenti. C’è probabilmente molto di più.
Petite Meller, presentandosi ti sbatte in faccia la sua freschezza e la sua gioventù, costruite attorno ad un corpo esile, quasi diafano, poi un attimo
dopo ti dice “attenzione guarda più a fondo, non sono una lolita” e ti sommerge di concetti, progetti e storie di vita vissuta che lo confermano.
L’avere ambientato il suo video di lancio nel continente africano, altro non è che un rito esorcizzante per un rapporto finito male e una conferma sulle
magnifiche qualità dei nativi di concepire musica e ritmo come un qualcosa di naturale e già insito in noi.
Se poi, da un taschino, ecco uscire una laurea in filosofia conseguita niente di meno che all’Università della Sorbona, allora lo sbigottimento si affianca alla curiosità creando non poca confusione. Abbiamo capito che nella testolina di questa ex modella franco-polacca, c’è un universo pieno di idee, fantasie e sogni chiari e allineati. Scopriamo anche una passione per il cinema di Michelangelo Antonioni, per la liberazione delle infinite emozioni dell’essere umano, per la musica in tutte le sue manifestazioni.
Visto quante cose? Chi lo avrebbe mai detto ad una prima distratta occhiata? Indubbiamente sentiremo parlare ancora molto di Petite Meller, i
presupposti ci sono tutti. La determinazione a proseguire con caparbietà scrollandosi di dosso collosi luoghi comuni, non si insegna a scuola, è insita nel personaggio. Prodotta, tra l’altro, da Craigie Dodds, già vicino a Amy Winehouse. E scusate se è poco.