E’ previsto per il 18 novembre 2016 l’uscita di un cofanetto di quattro dischi di Giuni Russo, di cui uno – “Sharazad” – inedito. I restanti tre sono “Giuni”, “Album” e “Il ritorno del soldato Russo”, pubblicati rispettivamente nel 1986, 1987 e 2014. Questo progetto musicale si chiama “Fonte d’amore” e si compone, come detto, di quattro dischi in versione cd e di un album fotografico.
Un atto dovuto, qualcuno potrà pensare, in memoria di un personaggio troppo spesso messo in ombra e non valorizzato a dovere. No, molto di più. Ripercorrere la storia di questq poliedrica artista, dal punto di vista professionale e umano, completa un percorso denso di aspetti da considerare con attenzione. La carriera di Giuni Russo, del resto, va associata a concetti soprattutto tecnici, è ovvio, ma anche a una tenacia e solidità di intenti da porre in primo piano. L’aspetto tecnico è imponente, quasi prepotente, tanta è la forza. Raggiungere le famose “cinque ottave” di estensione vocale, significa porsi al di sopra, guardare dall’alto il mediocre panorama musicale. Un dono. Non sufficiente però a scardinare una catena di doloso disinteresse messo in atto anche dalla sua miope casa discografica.
Ecco quindi che la moderna sperimentatrice tecno-musicale imbastisce repentini cambi di rotta, di stile, di genere. La vicinanza con grandi interpreti e amici disinteressati, fra tutti Franco Battiato e Maria Antonietta Sisini, ha permesso una continua e progressiva evoluzione. Proprio alla Sisini è dovuta la produzione dell’album di inediti presenti nel cofanetto. Il lavoro verrà pubblicato con etichetta “GiuniRussoArte”, nata nel 2005 con scopo di mantenere in vita il positivo messaggio di Giuni. Messaggio che traspare cristallino anche e soprattutto nelle trenta foto inedite, a immortalare l’artista nel corso delle performance artistiche ma anche nella più distesa quotidianità. “Fonte d’amore”, un gioiellino da non perdere per godersi appieno una vera, autentica, artista.