Eagles of Death Metal: un documentario per raccontare la strage del Bataclan

Quasi un anno fa, il 13 novembre 2015, la Francia ha subìto una delle stragi più sanguinose della sua storia dai tempi della seconda guerra mondiale. Una serie di attacchi terroristici a Parigi rivendicati dall’ISIS, di cui la sparatoria al Bataclan, che ha provocato la morte di quasi un centinaio di persone, rappresenta senza dubbio il fatto più cruento.

Quella sera, presso il teatro situato nell’XI arrondissement parigino, si esibivano gli Eagles Of Death Metal, una rock band statunitense (che no, nulla a che vedere con il metal, a differenza di quanto è stato scritto da innumerevoli giornali nei giorni dopo l’attacco), che fino ad allora era conosciuta da una cerchia molto più ristretta di persone e sicuramente non in collegamento a particolari eventi mediatici, bensì grazie alla presenza nella sua compagine di Josh Homme, leader storico dei Queens Of The Stone Age e prima ancora chitarrista dei Kyuss, i pionieri dello stoner rock.

Ricordo ancora di aver appreso la notizia dell’attacco leggendo per caso un post pubblicato dagli stessi EODM sulla loro pagina Facebook, in cui comunicavano che stavano ancora cercando di capire dove si trovassero gli altri membri della loro crew e se fossero tutti in salvo. É sempre imbattendomi in un loro post condiviso il 2 novembre 2016, che sono venuta a conoscenza di un documentario diretto da Colin Hanks (figlio di Tom Hanks) e prodotto dalla Live Nation Productions, dedicato ai tragici eventi dello scorso anno che hanno colpito la band: il film si chiamerà “Eagles of Death Metal: Nos Amis (Our Friends)” e debutterà sull’emittente televisiva statunitense HBO il prossimo febbraio 2017.

La colonna sonora è composta da Alain Johannes, che da anni collabora con Josh Homme per i suoi molteplici progetti, a partire da The Desert Sessions, il collettivo musicale che ha pubblicato varie raccolte di brani composti e registrati nel giro di pochi giorni da artisti di volta in volta differenti nel Rancho de la Luna, una vecchia casa situata a Joshua Tree e allestita a studio di registrazione, fino ai Them Crooked Vultures, gruppo formato dalla micidiale triade Josh Homme, Dave Grohl (Probot, Nirvana, Foo Fighters), e John Paul Jones (Led Zeppelin).

Colin Hanks torna alla regia dopo il debutto nel 2015 con un altro documentario, intitolato “All Things Must Pass: the Rise and Fall of Tower Records”, che analizza la parabola dell’ascesa e del declino inesorabile di uno dei brand commerciali più amati nella storia della musica, fondato da Russ Solomon nel 1960 e finito in bancarotta nel 2006. Anche in quel caso Hanks si è avvalso del contributo di nomi a dir poco considerevoli, come Dave Grohl, Bruce Springsteen ed Elton John.

In questo nuovo lavoro il regista, oltre a parlare dell’attacco di Parigi (in una scena del documentario Jesse Hughes, frontman degli EODM, sottolinea come quella notte drammatica lo abbia segnato per sempre), indaga il profondo rapporto di amicizia che lega Hughes all’altro fondatore della band, Josh Homme (non presente al live del 13 novembre), che lo avrebbe addirittura salvato dal suicidio causato dalla sua tossicodipendenza nei primi anni 2000. Nel film compaiono anche Bono e The Edge degli U2, che sono stati molto vicini al gruppo dopo quanto accaduto, aiutandoli anche a tornare sul palco durante il loro concerto del 7 dicembre 2015 a Parigi.

A prescindere dall’opinione secondo la quale la realizzazione del documentario sarebbe una mera operazione di marketing, Colin Hanks, fan di lunga data degli Eagles of Death Metal, con cui è venuto in contatto sette anni fa durante i lavori per il suo primo progetto, chiarisce che il film, sebbene non nasconda nessun messaggio politico, non evita comunque di trattare le controversie sorte attorno a svariate (e, c’è da dire, alquanto infelici) dichiarazioni di Hughes, notoriamente cristiano e repubblicano (pare che sia pure sostenitore di Trump): da citare quella in cui accusa lo stesso staff del Bataclan di essere coinvolto nel compimento dell’attacco, o quella in cui inneggia alle armi come strumento di difesa che tutti dovrebbero possedere, o ancora le frasi contro islamici e musulmani tout court.

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