Gigi D’Alessio lascia la SIAE

Il cantante napoletano segue a ruota Fedez e approda a Soundreef

Sono momenti caldi quelli che riguardano il diritto d’autore in Italia. La disputa sul monopolio detenuto dalla SIAE ha tenuto banco negli ultimi mesi e non accenna a calmarsi, anzi, nei prossimi tempi, c’è da aspettarsi altre novità in proposito.

L’ultima notizia riguarda Gigi D’Alessio, che proprio oggi, 28 maggio, ha raggiunto l’accordo con Soundreef, società italiana con base a Londra, che si occupa – come la SIAE – della tutela dei diritti d’autore per conto degli artisti che ne fanno parte. Il cantante napoletano ha dato mandato di riscuotere i suoi proventi dal 1 gennaio 2017.

Ho cercato di capire meglio e mi ha convinto la trasparenza della rendicontazione al contrario di quella SIAE che non è analitica e non chiarisce con esattezza da dove arrivano i proventi. Non era per me una scelta facile, ma ho creduto nel progetto di questi giovani e credo nel libero mercato. Laddove c’è il monopolio il mercato non cresce.

Una scelta importante quella di D’Alessio che ha dalla sua 20 milioni di dischi venduti in tutto il mondo e un repertorio di circa 750 brani.

Questa decisione si affianca a quella già nota del rapper Fedez che, lo scorso 29 aprile, aveva annunciato il suo trasferimento nelle mani di Soundreef. Quello che ci si aspetta adesso è una sorta di reazione a catena, con un auspicato e conseguente rimescolamento delle carte sul tavolo dei diritti d’autore, dove il gioco è ancora capitanato dal monopolio SIAE.

E’ lo stesso amministratore delegato di Soundreef, Davide D’Atri, ad aspettarsi una cosa di questo genere:

L’arrivo di Gigi ci testimonia che siamo sulla strada giusta dell’innovazione, e della necessità di cambiare garantendo meglio tutti, soprattutto i più deboli. Con la direttiva Barnier l’Unione Europea ha preso atto della rivoluzione digitale in corso e della conseguente fine dell’era dei pochi monopoli che ancora resistono come quello italiano della Siae. Credo che presto assisteremo a un effetto domino. Abbiamo tanti contatti in fase avanzata di artisti che hanno espresso la loro volontà di cambiare, esercitando la libertà che la Direttiva riconosce loro.

La Direttiva Barnier, in parole povere, chiede di adeguare la vecchia legge sui diritti d’autore, datata 1941, in un’ottica non più monopolistica, ma tendente alla piena liberalizzazione del mercato. Se volete chiarirvi ancora di più le idee potete leggere un nostro approfondimento sul tema cliccando qui.

Le istituzioni ancora non hanno fatto nulla affinchè ciò possa accadere, ma una spinta da parte degli artisti in un’altra direzione può cambiare le cose.

Staremo a vedere.

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