Marvin Gaye, la voce dell’anima: pace, amore e fratellanza

Marvin Gaye, la voce più bella del soul, un artista capace di scavalcare confini ed etichette, di portare la musica nera ad un pubblico bianco senza tradire le sue origini. Partito, come tutti dal gospel in chiesa per approdare al “profano” r&b, una vita ed una carriera più lunga di altri grandi cantanti soul come Sam Cooke e Otis Redding. Accomunato a loro, oltre che da un retaggio musicale, anche dalla tragica fine, il 1 aprile 1984, ucciso a colpi di pistola dal padre, il pastore evangelico Marvin sr. al termine di un diverbio, proprio il giorno prima del suo quarantacinquesimo compleanno. Come lui, anche Sam Cooke era stato ucciso vent’anni prima, forse per una storia di gelosia.

Gaye ha scritto uno dei capolavori del millennio, quel What’s Going On pubblicato il 21 maggio 1971 che rappresenta una pietra miliare della musica, non soltanto black. Un album di denuncia sociale (Inner City Blues) ma anche un inno all’amore, alla pace universale e alla fratellanza (What’s Going On proclama che “war is not the answer”). Disco ascoltatissimo, non così il messaggio che contiene. Sicuramente tra i top 100 album di tutti i tempi.

 

Nato Marvin Pentz Gay jr. il 2 aprile 1939 a Washington, esplode negli anni Sessanta con il r&b blues addolcito di How Sweet It Is (Be Loved By You) ripresa anche da James Taylor, la grintosa I Heard It To the Grapevine che sarà coverizzata splendidamente dai Creedence Clearwater Revival e poi in coppia con Tammi Terrell in Aint’ No Mountain High Enough. Marvin diventa rapidamente una stella della Motown, con Diana Ross e i Temptations.

Ma è negli anni Settanta che arriva una decisa maturazione artistica. Nel 1971 esce What’s Going On che apre una nuova via alla musica soul, finora leggera e disimpegnata, affrontando temi come la droga, la povertà e la guerra. Marvin canta, scrive i testi impegnati e registra con i Funk Brothers dove spicca il basso di James Jamerson. Il successo, di pubblico e critica è immediato, con due milioni di copie vendute e la permanenza in classifica di Billboard per un anno. Ancora oggi un disco che stupisce per la modernità e la pulizia del suono, oltre alla forza del messaggio. In un sondaggio del 1999, un sondaggio del quotidiano inglese Guardian/Observer lo proclamò migliore album del XX secolo. Dal 2003 è uno dei 50 dischi inseriti nella Library of Congress’ National Recordings.

Let’s get it on (1973) contiene un’altra hit come la title-track, che diventò il singolo più venduto nella storia della Motown. E’la canzone che nel film Alta Fedeltà il socio del negozio di dischi canta per far nuovamente innamorare il protagonista e la sua ex. Ma i brani di Marvin sono stati cantati, nel corso delle generazioni, anche da Aretha Franklin, Working Week e Strokes tra gli altri. 

Come molti artisti, Gaye alternava periodi di vitalità creativa a forti depressioni. Il 1977 lo vede ancora in testa alle classifiche con il torrido funk di Give it Up. Negli ultimi anni di carriera, Marvin Gaye si era avvicinato ad una disco music di alta classe con un brano di grande successo e raffinatezza come Sexual Healing (1982). Ma proprio la sua spregiudicatezza in materia era stata causa di frequenti dissidi con il padre. In uno di questi era scappato il colpo di pistola fatale che ci ha privato di un arista eccezionale. Il padre fu poi prosciolto dall’accusa di omicidio, perché venne provato che il figlio lo aveva aggredito. In ogni caso, un dramma familiare immenso.

Rolling Stone lo ha inserito al sesto posto nella lista dei 100 migliori cantanti di tutti i tempi e al diciottesimo in quella dei 100 migliori artisti di sempre. A Marvin Gaye sono stati dedicati immediati tributi sonori, come Nightshift (1984) dei Commodores in cui viene accostato a Jackie Wilson, Sam Cooke e altri grandi e When The Angels Sing (1985) dei Prefab Sprout, con la sua voce paragonata a quella degli angeli. Nel 2018 Dr.Dre ha annunciato un film sulla sua vita (in precedenza ci avevano provato Cameron Crowe e Lenny Kravitz tra gli altri) rimasto finora allo stato di progetto. Nell’attesa, questo video di montaggio girato da un amatore resta uno dei migliori omaggi visti fin qui.

La sua influenza artistica è enorme e molti artisti, non solo di pelle nera, gli devono tantissimo. Ogni volta che una canzone di Marvin Gaye risuona nell’aria sono brividi ed emozioni.

Paolo Redaelli

Ascolti
What’s Goin’On (1971)
Let’s Get it On (1973)
Marvin Gaye Live! (1974)
Live at The London Palladium (1977)

Visioni
Alta Fedeltà,  di Stephen Frears (2000)

Parole
Peter Guralnick, Sweet Soul Music (1986)
Nick Hornby – Alta Fedeltà (1995)  

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